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ATTO SECONDO (Le rive dello stagno del Vacares, nella Camarga. A destra, un folto canneto davanti al quale è un sedile di pietra. A sinistra, su un prato leggermente rialzato che degrada un poco verso la scena, un ovile. In fondo, immenso orizzonte deserto. Tardo pomeriggio) (All alzarsi del sipario, Vivetta guarda intorno,incerta, agitata) ▼ROSA▲ (entrando, con ansia, a Vivetta) Da quando il cerchi tu? ▼VIVETTA▲ Ancor non apparìa la stella del mattin, che a ricercarlo m ero già posta in via. L ho chiamato per nome, penetrando i canneti; l eco soltanto rispondeami come lamento, e vana fu la voce mia. ▼ROSA▲ (disperata) Dov è, Dio mio, dov è?… ▼VIVETTA▲ Fatevi cor madrina, non piangete! Egli lo sa che per lui tutta e di lui sol vivete ritornerà… ▼ROSA▲ «Ritornerà!» e tu non sai dov è; nè so io stessa ove trovarlo, ahimè! che ancora senta amore per quella donna là?… Che nulla mai dal core strappargliela potrà? ▼VIVETTA▲ Che so?… Un altra che sia bella… ▼ROSA▲ (come colpita da un idea improvvisa) Non potresti tu esser quella? ▼VIVETTA▲ (turbata) Ma io… bella non sono. Eppoi… non l amo. Non l amo. ▼ROSA▲ Tu l ami! A che non dirlo? ▼VIVETTA▲ (coprendosi il volto) Ebbene, è vero l amo, ma non saprei guarirlo… Il suo cuore è ammalato. ▼ROSA▲ (con ardore) Oh, Vivetta, te ne prego! Sii pietosa, tu me lo puoi salvare… (avvicinandosi a Vivetta) Vien qua da me… Sei bella, e non lo sai! ▼VIVETTA▲ No, no! ▼ROSA▲ (aggiustandole le vesti) Sta qui. Stringi un po più il corsetto… e allenta il fazzoletto… (aprendoglielo un pochino) così, all arlesiana. (contemplandola) Oh, quanto e qual incanto nel tuo fiorente aspetto! (trattenendola) Sta qui, sta qui. (ravviandole i capelli) E questo riccio scherzi a capriccio sulla tua fronte. Questa boccuccia che è troppo austera schiudila un poco… così che si riveli la cara fonte dei casti sorrisi, dei sorrisi leggiadri che fanno invito ai baci. Chi vuole amore bisogna che sappia esser audace. ▼VIVETTA▲ Ho vergogna. ▼ROSA▲ (implorando) Vivetta! Vivetta! Ah! Tu me lo puoi guarire… se sarai men ritrosa… se saprai appena osare! ▼VIVETTA▲ (vergognosa, cercando allontanarsi) Che!… ▼ROSA▲ (trattenendola) Vien qua. ▼VIVETTA▲ (si schermisce) No. ▼ROSA▲ Vien qua… ▼VIVETTA▲ No… osar non so! No, no… (si svincola e corre via seguita da Rosa) ▼ROSA▲ (rincorrendola) Vien qua… ▼BALDASSARRE▲ (entra seguito dall innocente; accennando a Vivetta) Ehi! Come corre! ▼L INNOCENTE▲ (a Baldassarre) Ho fame. ▼BALDASSARRE▲ Hai fame?… C è il sacco nell ovile. (l innocente fa per entrare, ma dà un grido e si ritira) Che cosa è stato? ▼L INNOCENTE▲ È là! ▼BALDASSARRE▲ Chi? ▼L INNOCENTE▲ Federico. ▼BALDASSARRE▲ (a Federico, che, coperto da un mantello, appare pallido e sconvolto sulla porta dell ovile) Che facevi tu là? ▼FEDERICO▲ Nulla. ▼BALDASSARRE▲ Tua madre ti cercava, e Vivetta… ▼FEDERICO▲ Queste donne mi dàn noia. ▼BALDASSARRE▲ Tu soffri! ▼FEDERICO▲ (con dispetto) No, non è ver!… ▼BALDASSARRE▲ Tu menti! ▼FEDERICO▲ (con impeto) Ebbene sì, soffro di gelosia; soffro, e di rabbia mi scoppia il cor!… Ma tu, se m ami, s hai la magia, dammi tu un filtro contro l amor! ▼BALDASSARRE▲ Lavora. ▼FEDERICO▲ Ho lavorato tanto, che fui presso a morire di fatica, e non ho dimenticato. ▼BALDASSARRE▲ Vieni con me sui monti; godrai vasti orizzonti; cantan lassù coi zeffiri i ruscelli; ai fiori, all erbe, al sol cantan gli augelli, vieni con me!… ▼FEDERICO▲ (con amarezza) I tuoi monti non son lungi abbastanza. ▼BALDASSARRE▲ Va su pel mar… ▼FEDERICO▲ Nemmen il mar lontano è per me! ▼BALDASSARRE▲ Dove allora… dove andrai? ▼FEDERICO▲ (esasperato) Soffro tanto, pastor, che tutto è vano, tranne il morir! ▼BALDASSARRE▲ (con dolcezza) Vieni con me sui monti non è per te il morire. La vita è bella e lieto è l avvenire allor che vibra in noi la gioventù. Io pure amai con vivo e casto affetto e dovetti fuggir da lei che pari ardore celava in core. Ma, sposa al primo mio padrone, sacra mi fu. Compii un dover! Or compi il tuo, pensa a tua madre. ▼FEDERICO▲ Scende nel core ogni tuo detto, non l oblio ancor! (rientra in scene l innocente. Scende lasera) ▼BALDASSARRE▲ Ecco, declina il di. (all Innocente) Io vado al gregge tu m’aspetta qui. (Dopo aver fattosederel innocente sul pratodavanti all ovile, esce) ▼VOCI LONTANE▲ Quando la luce muor, mesto diviene il cor! (Federico seduto sulla pancadi pietra destra, trae le lettere. L innocente si sdraia sul prato) ▼FEDERICO▲ (guarda le lettere) Portan tutti sul core, gl innamorati, lettere d amore; ed io vi porto queste che son la prova del suo tradimento, e mi s annebbian gli occhi solo a guardarle, e il leggerle è tormento! (legge) «Sì, sempre tua, nelle tue braccia sempre!». (ripetendo con ironia) «Nelle tue braccia sempre!». (con impeto di rabbia) Ah! L infame! L infame! ▼L INNOCENTE▲ (in dormiveglia, ricordando il raccontodel pastore) «Il sol tramonta, scende la sera…» (s addormenta) ▼FEDERICO▲ (colpito sinistramente) È la solita storia del pastore… (si avvicina all Innocente) Il povero ragazzo voleva raccontarla, e s addormè. (lo contempla, poi lo copre col suo mantello) C è nel sonno l oblio. Come l invidio! Anch io vorrei dormir così, nel sonno almen l oblio trovar! La pace sol cercando io vo , vorrei poter tutto scordar. Pur ogni sforzo è vano… Davanti ho sempre di lei il dolce sembiante! La pace tolta è sempre a me… Perchè degg io tanto penar?… Lei!… sempre lei dinnanzi a me! Fatale vision, mi lascia! Mi fai tanto male!Ahimè! (Vivetta entra pian piano e lentamente si avanza, non veduta) Dormìa quest innocente come ora dorme. E stata l ultima volta venne tra i gelsi, inaspettata, e mi chiamò per nome. ▼VIVETTA▲ (piano alle sue spalle) Federico! ▼FEDERICO▲ (trasalendo) La strana illusione!… Parmi udire la sua voce… E, poichè non mi voltavo, lei scosse i gelsi… Fu una pioggia di fior sul mio capo! (Vivetta che, intanto, ha colto dei fiori di campo, glieli fa cadere sul capo ridendo. Federico si volta vivacemente) Chi è? ▼VIVETTA▲ (ride) Son qui! ▼FEDERICO▲ Che vuoi da me? ▼VIVETTA▲ (ingenuamente) Che voglio?… Se t amassi?… ▼FEDERICO▲ (attonito) Amarmi tu?… ▼VIVETTA▲ (con grazia) Dice il mio cor di sì… T amai sin da piccina. Non dicevonulla. Sol ti guardavo…Te ne ricordi? ▼FEDERICO▲ (brusco) No. ▼VIVETTA▲ (dolce) Te ne ricordi?… Sì…! E quando i fiori a cogliere andavamo sullo spuntar del dì… e quando insieme unirsi sentivamo le nostre man così… (prendendogli la mano) tra le foglie, se a caso non lo so, te ne ricordi? ▼FEDERICO▲ No. ▼VIVETTA▲ Te ne ricordi?… Sì…! Io già t amavo allor, e un caldo fremito a quell incontro mi correa le vene; già, fin d allor, sentìa d amore i palpiti, ma tu… Io so… non mi volevi bene. ▼FEDERICO▲ Mai non t ho amata, e mai non t amerò. Il mio cuore è già morto! ▼VIVETTA▲ No, è malato. È la tua mamma che lo dice, lei che l anima si sente straziare nel vederti soffrire. Se, come amo, sapessi farmi amare, io ti potrei guarire. Ma forse a te non basta un caldo affetto… Ed ora che ho detto t amo… non saprò più… non potrò più guardarti! ▼FEDERICO▲ (turbato) Ah, cessa! Ti scongiuro. ▼VIVETTA▲ (asciugando le lacrime) La mamma tua sbagliò quella non sono. ▼FEDERICO▲ Nè te, nè alcuna! Io v ho tutte in orrore!… (con crescente sdegno) Tu pur, che parli d un affetto antico, chi m assicura, se t amassi mai, che un ora dopo, a questo limitare non venga un tal, sogghignando, a portare qualche tua lettera?… ▼VIVETTA▲ (tendendo le braccia verso di lui) No! Federico… (l Innocente si sveglia spaventato e corre a chiamar Rosa) ▼FEDERICO▲ (respingendola) Son pazzo io, non lo sai? Lasciami dunque, va! ▼VIVETTA▲ No! No! ▼FEDERICO▲ Va! (esce a sinistra, correndo, mentre Vivetta cade in ginocchio, singhiozzando) ▼ROSA▲ (accorrendo) Che avviene? ▼VIVETTA▲ Egli non m ama! ▼ROSA▲ (agitata) Ma dov è? ▼VIVETTA▲ (indicando il canneto) Fuggì da forsennato. ▼ROSA▲ (desolata) Così non può durare la triste passione l avvince… La sposi, è tale il suo destino! (esce in cerca di Federico) ▼VIVETTA▲ (sola) Sono respinta… Tutto il mio core singhiozza e duole! Abbandonata col mio sogno infranto sola rimango, e gemo e piango! La pace è vana. Io tremo, io gemo. O povero mio cor senza speranza! Mio triste amor! (rientrano Rosa, Baldassarre con Federico. L innocente li segue) ▼FEDERICO▲ (a Rosa) Perchè pianger così?Perchè struggersi tanto? ▼BALDASSARRE▲ (indicando Rosa) Perchè teme di perderti. Ci strazia di guardarti! ▼ROSA▲ (a Federico) Se il tuo dolor… se altro rimedio… ▼FEDERICO▲ Taci! ▼ROSA▲ (insistendo) Piuttosto che morir… sposala pur. ▼FEDERICO▲ (risoluto) Ah, no! Non è possibile madre mia! Che cosa sia quella donna, tu ben sai! ▼ROSA▲ (con impeto) Lo so, ma non vo che tu muoia! ▼FEDERICO▲ (molto commosso) Oh, come dolce e grande è l amor tuo, che può piegarti a tanto sacrificio. Grazie, oh, grazie, dall anima commossa… Ma chi non vuole, o madre, or son io… Io non voglio! La donna che portar dovrà il mio nome ne sarà degna a te lo giuro e a Dio! (volgendosi a Vivetta che è vicina a Baldesserre) Vieni, Vivetta, ascolta. (le stende le braccia) ▼VIVETTA▲ (sorpresa, esitante) O cielo! ▼ROSA, BALDASSARRE▲ Lei? ▼FEDERICO▲ (avvicinandosi lentamente a Vivetta) M hai detto «Tu sei malato ti potrei guarire». Guarire or mi vorrai? Lo vuoi tu? ▼VIVETTA▲ (andando da Rosa e nascondendo il volto nel seno di lei) Rispondi tu per me. ▼ROSA▲ (stringendosela tra le braccia) Oh! benedetta! ▼VOCI INTERNE▲ Luce che nasce e muor spesso è pur l amor. ▼BALDASSARRE▲ (prende la testa di Federico tra le mani e la bacia) Bravo, ragazzo mio! Sei dell antica tempra anche tu. Che Dio ti benedica. ▼VIVETTA▲ Oh, quanta tenerezza! Oh, che dolcezza io sento! (staccandosi dolcemente da Rosa, si avvicina a Federico) ▼FEDERICO▲ Ah… qui sul cor! Mi vò guarir. ▼VIVETTA▲ Ti vò guarir! (Rosa, che intanto si ere avvicinata ai due giovani, si pone ora tra essi e li guarda amorosamente. Vivetta e Federico abbandonano il capo sul petto della madre, che li accarezza con infinita tenerezza. Nel tondo Baldassarre contempla soddisfatto la scena, mentre cinge col braccio l innocente che lo guarda con intima e un po smarrita emozione. La tele scende lentamente, mentre la dolce quiete della campagna e dell ora e le meste armonie ontane rendono più commovente e soave questa intima scena di pura tenerezza e d amore) ATTO SECONDO (Le rive dello stagno del Vacares, nella Camarga. A destra, un folto canneto davanti al quale è un sedile di pietra. A sinistra, su un prato leggermente rialzato che degrada un poco verso la scena, un ovile. In fondo, immenso orizzonte deserto. Tardo pomeriggio) (All alzarsi del sipario, Vivetta guarda intorno,incerta, agitata) ROSA (entrando, con ansia, a Vivetta) Da quando il cerchi tu? VIVETTA Ancor non apparìa la stella del mattin, che a ricercarlo m ero già posta in via. L ho chiamato per nome, penetrando i canneti; l eco soltanto rispondeami come lamento, e vana fu la voce mia. ROSA (disperata) Dov è, Dio mio, dov è?… VIVETTA Fatevi cor madrina, non piangete! Egli lo sa che per lui tutta e di lui sol vivete ritornerà… ROSA «Ritornerà!» e tu non sai dov è; nè so io stessa ove trovarlo, ahimè! che ancora senta amore per quella donna là?… Che nulla mai dal core strappargliela potrà? VIVETTA Che so?… Un altra che sia bella… ROSA (come colpita da un idea improvvisa) Non potresti tu esser quella? VIVETTA (turbata) Ma io… bella non sono. Eppoi… non l amo. Non l amo. ROSA Tu l ami! A che non dirlo? VIVETTA (coprendosi il volto) Ebbene, è vero l amo, ma non saprei guarirlo… Il suo cuore è ammalato. ROSA (con ardore) Oh, Vivetta, te ne prego! Sii pietosa, tu me lo puoi salvare… (avvicinandosi a Vivetta) Vien qua da me… Sei bella, e non lo sai! VIVETTA No, no! ROSA (aggiustandole le vesti) Sta qui. Stringi un po più il corsetto… e allenta il fazzoletto… (aprendoglielo un pochino) così, all arlesiana. (contemplandola) Oh, quanto e qual incanto nel tuo fiorente aspetto! (trattenendola) Sta qui, sta qui. (ravviandole i capelli) E questo riccio scherzi a capriccio sulla tua fronte. Questa boccuccia che è troppo austera schiudila un poco… così che si riveli la cara fonte dei casti sorrisi, dei sorrisi leggiadri che fanno invito ai baci. Chi vuole amore bisogna che sappia esser audace. VIVETTA Ho vergogna. ROSA (implorando) Vivetta! Vivetta! Ah! Tu me lo puoi guarire… se sarai men ritrosa… se saprai appena osare! VIVETTA (vergognosa, cercando allontanarsi) Che!… ROSA (trattenendola) Vien qua. VIVETTA (si schermisce) No. ROSA Vien qua… VIVETTA No… osar non so! No, no… (si svincola e corre via seguita da Rosa) ROSA (rincorrendola) Vien qua… BALDASSARRE (entra seguito dall innocente; accennando a Vivetta) Ehi! Come corre! L INNOCENTE (a Baldassarre) Ho fame. BALDASSARRE Hai fame?… C è il sacco nell ovile. (l innocente fa per entrare, ma dà un grido e si ritira) Che cosa è stato? L INNOCENTE È là! BALDASSARRE Chi? L INNOCENTE Federico. BALDASSARRE (a Federico, che, coperto da un mantello, appare pallido e sconvolto sulla porta dell ovile) Che facevi tu là? FEDERICO Nulla. BALDASSARRE Tua madre ti cercava, e Vivetta… FEDERICO Queste donne mi dàn noia. BALDASSARRE Tu soffri! FEDERICO (con dispetto) No, non è ver!… BALDASSARRE Tu menti! FEDERICO (con impeto) Ebbene sì, soffro di gelosia; soffro, e di rabbia mi scoppia il cor!… Ma tu, se m ami, s hai la magia, dammi tu un filtro contro l amor! BALDASSARRE Lavora. FEDERICO Ho lavorato tanto, che fui presso a morire di fatica, e non ho dimenticato. BALDASSARRE Vieni con me sui monti; godrai vasti orizzonti; cantan lassù coi zeffiri i ruscelli; ai fiori, all erbe, al sol cantan gli augelli, vieni con me!… FEDERICO (con amarezza) I tuoi monti non son lungi abbastanza. BALDASSARRE Va su pel mar… FEDERICO Nemmen il mar lontano è per me! BALDASSARRE Dove allora… dove andrai? FEDERICO (esasperato) Soffro tanto, pastor, che tutto è vano, tranne il morir! BALDASSARRE (con dolcezza) Vieni con me sui monti non è per te il morire. La vita è bella e lieto è l avvenire allor che vibra in noi la gioventù. Io pure amai con vivo e casto affetto e dovetti fuggir da lei che pari ardore celava in core. Ma, sposa al primo mio padrone, sacra mi fu. Compii un dover! Or compi il tuo, pensa a tua madre. FEDERICO Scende nel core ogni tuo detto, non l oblio ancor! (rientra in scene l innocente. Scende lasera) BALDASSARRE Ecco, declina il di. (all Innocente) Io vado al gregge tu m’aspetta qui. (Dopo aver fattosederel innocente sul pratodavanti all ovile, esce) VOCI LONTANE Quando la luce muor, mesto diviene il cor! (Federico seduto sulla pancadi pietra destra, trae le lettere. L innocente si sdraia sul prato) FEDERICO (guarda le lettere) Portan tutti sul core, gl innamorati, lettere d amore; ed io vi porto queste che son la prova del suo tradimento, e mi s annebbian gli occhi solo a guardarle, e il leggerle è tormento! (legge) «Sì, sempre tua, nelle tue braccia sempre!». (ripetendo con ironia) «Nelle tue braccia sempre!». (con impeto di rabbia) Ah! L infame! L infame! L INNOCENTE (in dormiveglia, ricordando il raccontodel pastore) «Il sol tramonta, scende la sera…» (s addormenta) FEDERICO (colpito sinistramente) È la solita storia del pastore… (si avvicina all Innocente) Il povero ragazzo voleva raccontarla, e s addormè. (lo contempla, poi lo copre col suo mantello) C è nel sonno l oblio. Come l invidio! Anch io vorrei dormir così, nel sonno almen l oblio trovar! La pace sol cercando io vo , vorrei poter tutto scordar. Pur ogni sforzo è vano… Davanti ho sempre di lei il dolce sembiante! La pace tolta è sempre a me… Perchè degg io tanto penar?… Lei!… sempre lei dinnanzi a me! Fatale vision, mi lascia! Mi fai tanto male!Ahimè! (Vivetta entra pian piano e lentamente si avanza, non veduta) Dormìa quest innocente come ora dorme. E stata l ultima volta venne tra i gelsi, inaspettata, e mi chiamò per nome. VIVETTA (piano alle sue spalle) Federico! FEDERICO (trasalendo) La strana illusione!… Parmi udire la sua voce… E, poichè non mi voltavo, lei scosse i gelsi… Fu una pioggia di fior sul mio capo! (Vivetta che, intanto, ha colto dei fiori di campo, glieli fa cadere sul capo ridendo. Federico si volta vivacemente) Chi è? VIVETTA (ride) Son qui! FEDERICO Che vuoi da me? VIVETTA (ingenuamente) Che voglio?… Se t amassi?… FEDERICO (attonito) Amarmi tu?… VIVETTA (con grazia) Dice il mio cor di sì… T amai sin da piccina. Non dicevonulla. Sol ti guardavo…Te ne ricordi? FEDERICO (brusco) No. VIVETTA (dolce) Te ne ricordi?… Sì…! E quando i fiori a cogliere andavamo sullo spuntar del dì… e quando insieme unirsi sentivamo le nostre man così… (prendendogli la mano) tra le foglie, se a caso non lo so, te ne ricordi? FEDERICO No. VIVETTA Te ne ricordi?… Sì…! Io già t amavo allor, e un caldo fremito a quell incontro mi correa le vene; già, fin d allor, sentìa d amore i palpiti, ma tu… Io so… non mi volevi bene. FEDERICO Mai non t ho amata, e mai non t amerò. Il mio cuore è già morto! VIVETTA No, è malato. È la tua mamma che lo dice, lei che l anima si sente straziare nel vederti soffrire. Se, come amo, sapessi farmi amare, io ti potrei guarire. Ma forse a te non basta un caldo affetto… Ed ora che ho detto t amo… non saprò più… non potrò più guardarti! FEDERICO (turbato) Ah, cessa! Ti scongiuro. VIVETTA (asciugando le lacrime) La mamma tua sbagliò quella non sono. FEDERICO Nè te, nè alcuna! Io v ho tutte in orrore!… (con crescente sdegno) Tu pur, che parli d un affetto antico, chi m assicura, se t amassi mai, che un ora dopo, a questo limitare non venga un tal, sogghignando, a portare qualche tua lettera?… VIVETTA (tendendo le braccia verso di lui) No! Federico… (l Innocente si sveglia spaventato e corre a chiamar Rosa) FEDERICO (respingendola) Son pazzo io, non lo sai? Lasciami dunque, va! VIVETTA No! No! FEDERICO Va! (esce a sinistra, correndo, mentre Vivetta cade in ginocchio, singhiozzando) ROSA (accorrendo) Che avviene? VIVETTA Egli non m ama! ROSA (agitata) Ma dov è? VIVETTA (indicando il canneto) Fuggì da forsennato. ROSA (desolata) Così non può durare la triste passione l avvince… La sposi, è tale il suo destino! (esce in cerca di Federico) VIVETTA (sola) Sono respinta… Tutto il mio core singhiozza e duole! Abbandonata col mio sogno infranto sola rimango, e gemo e piango! La pace è vana. Io tremo, io gemo. O povero mio cor senza speranza! Mio triste amor! (rientrano Rosa, Baldassarre con Federico. L innocente li segue) FEDERICO (a Rosa) Perchè pianger così?Perchè struggersi tanto? BALDASSARRE (indicando Rosa) Perchè teme di perderti. Ci strazia di guardarti! ROSA (a Federico) Se il tuo dolor… se altro rimedio… FEDERICO Taci! ROSA (insistendo) Piuttosto che morir… sposala pur. FEDERICO (risoluto) Ah, no! Non è possibile madre mia! Che cosa sia quella donna, tu ben sai! ROSA (con impeto) Lo so, ma non vo che tu muoia! FEDERICO (molto commosso) Oh, come dolce e grande è l amor tuo, che può piegarti a tanto sacrificio. Grazie, oh, grazie, dall anima commossa… Ma chi non vuole, o madre, or son io… Io non voglio! La donna che portar dovrà il mio nome ne sarà degna a te lo giuro e a Dio! (volgendosi a Vivetta che è vicina a Baldesserre) Vieni, Vivetta, ascolta. (le stende le braccia) VIVETTA (sorpresa, esitante) O cielo! ROSA, BALDASSARRE Lei? FEDERICO (avvicinandosi lentamente a Vivetta) M hai detto «Tu sei malato ti potrei guarire». Guarire or mi vorrai? Lo vuoi tu? VIVETTA (andando da Rosa e nascondendo il volto nel seno di lei) Rispondi tu per me. ROSA (stringendosela tra le braccia) Oh! benedetta! VOCI INTERNE Luce che nasce e muor spesso è pur l amor. BALDASSARRE (prende la testa di Federico tra le mani e la bacia) Bravo, ragazzo mio! Sei dell antica tempra anche tu. Che Dio ti benedica. VIVETTA Oh, quanta tenerezza! Oh, che dolcezza io sento! (staccandosi dolcemente da Rosa, si avvicina a Federico) FEDERICO Ah… qui sul cor! Mi vò guarir. VIVETTA Ti vò guarir! (Rosa, che intanto si ere avvicinata ai due giovani, si pone ora tra essi e li guarda amorosamente. Vivetta e Federico abbandonano il capo sul petto della madre, che li accarezza con infinita tenerezza. Nel tondo Baldassarre contempla soddisfatto la scena, mentre cinge col braccio l innocente che lo guarda con intima e un po smarrita emozione. La tele scende lentamente, mentre la dolce quiete della campagna e dell ora e le meste armonie ontane rendono più commovente e soave questa intima scena di pura tenerezza e d amore) Cilea,Francesco/L Arlesiana/III
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参加者デッキ Mexit ◆g6LBnaZ55o TarmoBoros 4 [FUT] Horizon Canopy 2 [4E] Mountain (1) 1 [RAV] Temple Garden 4 [TSP] Flagstones of Trokair 4 [CH] City of Brass 1 [4E] Plains (1) 4 [RAV] Sacred Foundry 4 [TSP] Knight of the Holy Nimbus 4 [TSB] Soltari Priest 4 [TSP] Magus of the Scroll 4 [4E] Savannah Lions 4 [FUT] Tarmogoyf 4 [DIS] Seal of Fire 4 [4E] Swords to Plowshares 4 [TSP] Rift Bolt 4 [RAV] Lightning Helix 4 [4E] Lightning Bolt SB 4 [4E] Winter Orb SB 3 [GP] Tin Street Hooligan SB 4 [TSB] Honorable Passage SB 4 [TSP] Ancient Grudge 今までのとの変更点は悪党1枚減って、道行き1枚増やしただけです 最近エンチャントに苦しめられることが多くなってきたんで、エンチャント対策もしたほうがいいかも知れない Yatu ◆kKWXNftXyY Dirty Kitty 4 [ON] Bloodstained Mire 4 [ON] Wooded Foothills 4 [FUT] Grove of the Burnwillows 1 [UNH] Forest 7 [UNH] Mountain 4 [ON] Skirk Prospector 4 [TSP] Mogg War Marshal 4 [ON] Goblin Piledriver 4 [SC] Goblin Warchief 4 [ON] Goblin Sharpshooter 1 [ON] Goblin Pyromancer 4 [PLC] Simian Spirit Guide 1 [ON] Goblin Sledder 4 [8E] Fecundity 4 [TSP] Empty the Warrens 4 [ON] Brightstone Ritual 1 [TSP] Grapeshot 1 [TSB] Disintegrate SB 4 [LE] Gempalm Incinerator SB 3 [8E] Blood Moon SB 3 [8E] Naturalize SB 3 [TSP] Ancient Grudge SB 2 [TSB] Tormod s Crypt 女看守とマナブーストのないゴブリンストーム 完全運ゲーです
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概要 [使用セット] 4E+6E+AN+TE+MM+IN+OD+SC+MR+DS+SOK+RAV+GP+PLC+FUT [特殊ルール] Doubling Mana 1.マナ+1(プレイヤーがマナを引き出すために土地をタップするたび、そのプレイヤーは自分のマナ・プールにそのタイプのマナ1点を加える) 2.マナ・コストに同じ色マナ・シンボルが2つ以上あるカードのみ、デッキに使用できる(土地以外) 3.ゲーム開始時のライフは30とする 4.すべての土地は被覆を持つ [禁止カード] レガシーで禁止されているすべてのカード テキストに「X」(不特定の数を表すX)を含むすべてのカード 自分のターンを追加するすべてカード 激動 魂流し 抹消 歪んだ世界 転覆 次元の突破口 平等化 滅殺の命令 ジョークルホープス 2008/04/19 20 00~20 45募集 21 00開始 デッキ ひまぷー 青黒デッキウインズ 6 [UNH] Island 3 [UNH] Swamp 4 [RAV] Watery Grave 4 [6E] Underground River 4 [FUT] River of Tears 4 [TE] Stalking Stones ←今日一番の大活躍 4 [OD] Braids, Cabal Minion 4 [FUT] Venser, Shaper Savant 3 [GP] Skeletal Vampire 1 [IN] Phyrexian Delver 4 [RAV] Dimir Guildmage 4 [TE] Counterspell 4 [TE] Dismiss 4 [SC] Decree of Silence 1 [OD] Haunting Echoes 2 [OD] Diabolic Tutor 3 [SC] Decree of Pain ←神だね2/2祭りでした 1 [MM] Misdirection SB 1 [OD] Haunting Echoes SB 1 [SC] Decree of Pain SB 1 [MM] Misdirection SB 4 [MR] Reiver Demon ←出番無さ杉で悔しいから1枚だけ決勝サイドインした SB 4 [MR] Wrench Mind ←デッキに合わなかったから入れてない SB 4 [RAV] Muddle the Mixture 壊れた環境はみんな青黒ばっかでした、泥仕合覚悟で突っこんだこの青黒 隠れ石がメタられてなかったのでミラーを有利に進めることができました 野試合してない脳内構築だったんですが、上手いことまわってくれました okaka バベル 4 [RAV] Watery Grave 4 [IN] Salt Marsh 4 [6E] Underground River 4 [TE] Ancient Tomb 2 [OD] Cephalid Coliseum 2 [PLC] Urborg, Tomb of Yawgmoth 12 [UG] Swamp 40 [UG] Island 4 [DS] Blinkmoth Nexus 1 [SOK] Miren, the Moaning Well 4 [FUT] River of Tears 1 [SOK] Oboro, Palace in the Clouds 4 [OD] Darkwater Catacombs 4 [AN] City of Brass 4 [RAV] Dimir Aqueduct 4 [TE] Stalking Stones 4 [RAV] Dimir Guildmage 4 [FUT] Shimian Specter 1 [FUT] Magus of the Future 4 [FUT] Venser, Shaper Savant 1 [MR] Reiver Demon 4 [IN] Nightscape Master 1 [MM] Thrashing Wumpus 4 [6E] Abyssal Specter 4 [4E] Black Knight 4 [AN] Old Man of the Sea 4 [AN] Juzam Djinn 3 [SC] Consumptive Goo 4 [4E] Hypnotic Specter 4 [RAV] Clutch of the Undercity 4 [OD] Battle of Wits 4 [OD] Diabolic Tutor 1 [OD] Traumatize 1 [OD] Haunting Echoes 4 [MR] Wrench Mind 4 [RAV] Muddle the Mixture 4 [DS] Pulse of the Grid 4 [TE] Evincar s Justice 4 [MR] Barter in Blood 4 [IN] Undermine 4 [TE] Counterspell 1 [SC] Tendrils of Agony 1 [MR] Temporal Cascade 4 [DS] Last Word 1 [IN] Yawgmoth s Agenda 4 [PLC] Dismal Failure 2 [MM] Bribery 4 [PLC] Enslave 4 [IN] Spinal Embrace 4 [PLC] Damnation 2 [MM] Misdirection 4 [OD] Concentrate 4 [MM] Thwart 1 [6E] Diminishing Returns 3 [6E] Ancestral Memories 4 [6E] Browse 1 [TE] Living Death 4 [4E] Control Magic 4 [TE] Dismiss 4 [6E] Boomerang 4 [SC] Decree of Silence 3 [SC] Decree of Pain SB 1 [OD] Haunting Echoes SB 4 [SOK] Twincast SB 2 [TE] Steal Enchantment SB 4 [AN] Dandan SB 4 [4E] Deathgrip 優勝準優勝以外もたまにはうpしてみる。 摘出されまくって探すのが大変でした。
https://w.atwiki.jp/oper/pages/2413.html
Sinfonia avanti il Opera PROLOGO L UMANA FRAGILITÀ Mortal cosa son io, fattura umana. Tutto mi turba, un soffio sol m abbatte, il tempo, che mi crea, quel mi combatte. IL TEMPO Salvo è niente dal mio dente. Ei rode, ei gode. Non fuggite, o mortali, ché, se ben zoppo, ho l ali. L UMANA FRAGILITÀ Mortal cosa son io, fattura umana, senza periglio in va ricerco loco, ché frale vita è di Fortuna un gioco. LA FORTUNA Mia vita son voglie, le gioie, le doglie. Son cieca, son sorda non vedo, non odo. Ricchezze, grandezze dispenso a mio modo. L UMANA FRAGILITÀ Mortal cosa son io, fattura umana. Al Tiranno d Amor serva sen giace la mia fiorita età, verde e fugace. AMORE Dio de Dèi feritor, mi dice il mondo Amor. Cieco saettator, alato, ignudo, contro il mio stral non val difesa o scudo. L UMANA FRAGILITÀ Misera, son ben io, fattura umana, creder a ciechi e zoppi è cosa vana. IL TEMPO Per me fragile LA FORTUNA Per me misero AMORE Per me torbido TUTTI Quest uom sarà. IL TEMPO Il Tempo ch affretta LA FORTUNA Fortuna ch alletta AMORE Amor che saetta TUTTI Pietate non ha. Fragile, misero, torbido quest uom sarà. ATTO I Scena Prima (Reggia) PENELOPE Di misera Regina non terminati mai dolenti affanni! L aspettato non giunge, e pur fuggono gli anni. La serie del penare è lunga, ahi troppo. A chi vive in angoscie il tempo è zoppo. Fallacissima speme, speranze non più verdi ma canute, all invecchiato male non promettete più pace o salute. Scorsero quattro lustri dal memorabil giorno, in cui con sue rapine, il superbo Troiano chiamò l alta sua patria alle ruine. A ragion arse Troia, poiché l Amore impuro ch è un delitto di foco, si purga con le fiamme. Ma ben contro ragione per l altrui fallo condannata innocente, dell altrui colpe io sono l afflitta penitente. Ulisse accorto, e saggio, tu, che punir gli adulteri ti vanti, aguzzi l armi e susciti le fiamme per vendicar gli errori d una profuga greca; e intanto lasci la tua casta consorte fra i nemici rivali, in dubbio dell onore, in forse a morte. Ogni partenza attende desiato ritorno, tu sol del tuo tornar perdesti il giorno. ERICLEA Infelice Ericlea, nutrice sconsolata, compiangi il duol de la regina amata. PENELOPE Non è dunque per me varia la sorte? Cangiò forse fortuna La volubile ruota in stabil seggio? E la sua pronta vela, ch ogn uman caso porta fra l incostanza a volo, sol per me non raccoglie un fiato solo? Cangia per altri pur l aspetto il Cielo, le Stelle erranti e fisse. Torna, deh, torna Ulisse! Deh, torna Ulisse! Penelope t aspetta. L innocente sospira, piange l offesa, e contro il tenace offensor né pur s adira. All anima affannata porto le sue discolpe acciò non resti di crudeltà macchiato, ma, fabbro de miei danni incolpo il fato. Così, per tua difesa, Col Destino, col Cielo, Fomento guerra, e stabilisco risse. Torna, deh, torna Ulisse! ERICLEA Partir senza ritorno non può Stella influir, non è partir, ahi, che non è partir. PENELOPE Torna il tranquillo al mare, torna il Zeffiro al prato, l Aurora mentre al sol fa dolce invito è un ritorno del dì ch è pria partito. Tornan le brine in terra, tornano al centro i sassi, e, con lubrici passi torna all oceano il rivo. L uomo qua giù, ch è vivo lunge da suoi princìpi, porta un alma celeste e un corpo frale. Tosto more il mortale, e torna l Alma in Cielo, e torna il corpo in polve dopo breve soggiorno. Tu sol del tuo tornar perdesti il giorno. Torna, ché mentre porti empie dimore al mio fiero dolore veggio del morir mio l ore prefisse. Torna, deh, torna Ulisse! Scena Seconda MELANTO Duri e penosi son gli amorosi fieri desir; ma alfin son cari, se prima amari, gli aspri martir; Ché s arde un cor, è d allegrezza un foco, né mai perde in amor chi compie il gioco. EURIMACO Bella Melanto mia, graziosa Melanto il tuo canto è un incanto, il tuo volto è magia. Bella Melanto mia, è tutto laccio in te ciò ch altri ammaga; ciò che laccio non è, fa tutto piaga. MELANTO Vezzoso garruletto, oh, come ben tu sai ingemmar le bellezze, illustrar a tuo pro d un volto i rai. Lieto vezzeggia pur le glorie mie con tue dolci bugie. EURIMACO Bugia sarebbe, s io lodando non t amassi, ché il negar d adorar confessata deità è bugia d empietà. MELANTO, EURIMACO De nostri amor concordi sia pur la fiamma accesa ché, amato, il non amar arreca offesa, né con ragion s offende colui che per offese amor ti rende. MELANTO Come il desio m invoglia, Eurimaco mia vita, Senza fren, senza morso dar nel tuo sen alle mie gioie il corso! EURIMACO Oh, come volentieri cangerei questa Reggia in un deserto ove occhio curioso a veder non giungesse i nostri errori! MELANTO, EURIMACO Ché ad un focoso petto il rispetto è dispetto. EURIMACO Se Penelope la bella non si piega alle voglie de rivali amatori, mal sicuri saranno i nostri occulti amori. Tu dunque t affatica, suscita in lei la fiamma! MELANTO Ritenterò quell alma pertinace, ostinata, ritoccherò quel core ch indiamanta l onore. EURIMACO Va, va, Melanto, e t adopra che d ammollir parlando femminil contumacia non è piccola l opra. MELANTO Dolce mia vita, mia vita sei! EURIMACO Lieto mio bene, mio ben sarai! MELANTO, EURIMACO Nodo si bel non di disciolga mai! Scena Terza (Una riva in Itaca) NEREIDI Fermino i sibili, sibili e fremiti, il venti e il mar! SIRENE Aura tranquillati, bell onda calmati! L addormentato, deh, non svegliar. NEREIDI Tacete, Sirene, se tace l irato. SIRENE Nereidi, tacete, se tace Nettuno. NEREIDI Tacete, venti, silenzio mar. SIRENE Ulisse dorme, non lo destar. Scena Quarta (Passano i Feaci in Mare, e sbarcano Ulisse dormiente, e lo pongono appresso l antro de Naiadi col suo bagaglio. E questa scena è muta, accompagnata con Sinfonia. Poi entra la Nave) Scena Quinta NETTUNO (sorge dal mare) Superbo è l uom, ed è del suo peccato Cagion, benché lontana, il Ciel cortese, Facile, ahi, troppo in perdonar l offese. Fa guerra col destin, pugna con fato, tutt osa, tutt ardisce, l umana libertade, indomita si rende, e l arbitrio dell uom col Ciel contende. Ma se Giove benigno i trascorsi dell uom troppo perdona, tenga egli a voglia sua nella gran destra il fulmine ozioso, tengalo invendicato. Ma non soffra Nettuno col proprio disonor l uman peccato. GIOVE (in Cielo) Gran Dio de salsi flutti, che mormori e vaneggi contro l alta bontà del Dio sovrano? Mi stabili per Giove la mente mie pietosa più ch armata la mano. Questo fulmine atterra, la pietà persuade, fa adorar la pietade, ma non adora più chi cade a terra. Ma qual giusto desio d aspra vendetta furioso ti move ad accusar l alta bontà di Giove? NETTUNO Hanno i Feaci arditi contro l alto voler del mio decreto, han Ulisse condotto in Itaca sua patria, onde rimane dall uman ardimento, dell offesa deitade ingannato l intento. Vergogna e non pietade comanda il perdonar fatti si rei. Così di nome solo son divini gli dèi? GIOVE Non fien discare al Ciel le tue vendette, ché comune ragion ci tien uniti; puoi da te stesso castigar gl arditi. NETTUNO Or già che non dissente il tuo divin volere, darò castigo al temerario orgoglio. La nave loro andante farò immobile scoglio. GIOVE Facciasi il tuo comando, veggansi l alte prove, abbian l onde il suo Giove. E chi andando Peccò, pera restando. Scena Sesta (Feaci in nave) FEACI In questo basso mondo l uomo può quanto vuol. Tutto fa, ch il Ciel del nostro oprar pensier non ha. NETTUNO (cangia la nave in un scoglio) Ricche d un nuovo scoglio sien quest onde fugaci. Imparino i Feaci in questo giorno che l umano viaggio, quand ha contrario il Ciel, non ha ritorno. Scena Settima ULISSE (si risveglia) Dormo ancora, o son desto? Che contrade rimiro, e che terren calpesto? Dormo ancora, o son desto? Chi fece in me, chi fece il sempre dolce e lusinghevol sonno ministro de tormenti? Chi cangiò il mio riposo in ria sventura? Qual deità de dormienti ha cura? O sonno, o mortal sonno, fratello della morte altri ti chiama! Solingo, e trasportato deluso ed ingannato, ti conosco ben io padre d errori! Pur, degli errori miei son io la colpa, ché se l ombra è del sonno sorella o pur compagna, chi si confida all ombra, perduto alfin, contro ragion si lagna. O dèi sempre sdegnati, numi non mai placati, contro Ulisse, che dorme, anco severi, vostri divini imperi contro l uman voler sien fermi e forti, ma non tolgano, ahimè, la pace ai morti. Feaci ingannatori! Voi pur mi prometteste di ricondurmi salvo in Itaca mia patria con le ricchezze mie, co miei tesori. Feaci mancatori, or non s come, ingrati, mi lasciaste in questa riva aperta, su spiaggia erma e deserta, misero abbandonato. e vi porta fastosi e per l aure e per l onde così enorme peccato! Se puniti non son sì gravi errori, lascia Giove, deh, lascia de fulmini la cura, Ché la legge del caso è più sicura. Sia delle vostre vele, falsissimi Feaci, sempre Borea nemico, e se qual piuma al vento o scogli in mare, le vostre infide navi leggere agli aquiloni, all aure gravi! Scena Ottava (Minerva in abito da pastorello) MINERVA Cara e lieta gioventù, che disprezza empio desir, non dà a lei noia o martir ciò che viene, e ciò che fu. Cara e lieta gioventù. ULISSE (fra sé) Sempre l uman bisogno il Ciel soccorre. Quel giovinetto tenero negl anni, mal pratico d inganni, forse ch il mio pensier farà contento, ché non ha frode in seno chi non ha pelo al mento. MINERVA Giovinezza è un bel tesor che fa ricco in gioia un sen. Per lei zoppo il tempo vien, per lei vola alato Amor. Giovinezza è un bel tesor. ULISSE Vezzoso pastorello, deh, sovvieni un perduto di consiglio e d aiuto, e dimmi pria di questa spiaggia e questo porto il nome. MINERVA Itaca è questa in sen di questo mare, porto famoso e spiaggia felice, avventurata. Faccia gioconda e grata a sì bel nome fai. Ma tu come venisti e dove vai? ULISSE Io greco sono ed or di Creta io vengo per fuggir del castigo d omicidio eseguito. M accolsero i Feaci e m han promesso in Elide condurmi. Ma dal cruccioso mar, dal vento infido fummo a forza cacciati in questo lido. Poi sbarcato al riposo per veder quieto il mar, secondi i venti, colà m addormentai sì dolcemente, ch io non udii né vidi de Feaci crudeli la furtiva partenza, ond io rimasi con le mie spoglie in su l arena ignuda isconosciuto e solo. E il sonno che partì lasciommi il duolo. MINERVA Ben lungamente addormentato fosti, ch ancor ombre racconti e sogni narri. È ben accorto Ulisse, ma più saggia è Minerva. Tu dunque, Ulisse, i miei precetti osserva. ULISSE Chi crederebbe mai la deità vestite in uman velo! Si fanno queste mascherate in Cielo? Grazie ti rendo, o protettrice dea! Ben so che per tuo amore furon senza periglio i miei pensieri. Or consigliato seguo i tuoi saggi consigli. MINERVA Incognito sarai, non conosciuto andrai sinché tu vegga dei Proci tuoi rivali la sfacciata baldanza. Di Penelope casta l immutabil costanza. ULISSE Oh fortunato Ulisse! MINERVA Or t adacqua la fronte nella vicina fonte, che anderai sconosciuto in sembiante canuto. ULISSE Ad obbedirti vado, indi ritorno. MINERVA Io vidi per vendetta, incenerirsi Troia, ora mi resta Ulisse ricondur in patria, in regno. D un oltraggiata dea questo è lo sdegno. Quinci imparate, voi, stolti mortali, al litigio divin non poner bocca! Il giudizio del Ciel a voi non tocca, ché son di terra i vostri tribunali. ULISSE Eccomi, saggia dea. Questi peli che guardi sono di mia vecchiaia testimoni bugiardi. MINERVA Or poniamo in sicuro queste tue spoglie amate entro quel antro oscuro delle Naiadi, ninfe al Ciel sacrate. MINERVA, ULISSE Ninfe serbate le gemme e gli ori, spoglie e tesori tutto serbate, ninfe sacrate! Scena Nona NAIADI (mentre l altre portano nell Antro il bagaglio) Bella diva, eccoci pronte al tuo cenno, al tuo voler, e quest antro, e quella fonte spruzza e s apre a tuo voler. Itaca lieta si mostri, sì, al bel ristoro d Ulisse un dì! MINERVA (ad Ulises) Tu d Aretusa al fonte in tanto vanne, ove il pastor Eumete, tuo fido antico servo, custodisce la gregge; ivi m attendi in sin che pria di Sparta io ti conduca Telemaco tuo figlio; poi d eseguir t appresta il mio consiglio. ULISSE O fortunato Ulisse! Fuggi dal tuo dolor l antico error, lascia il pianto, dolce canto dal tuo cor lieto disserra. Non si disperi più mortale in terra. O fortunato Ulisse! Cara vicenda si può soffrir, or diletto, or martir, or pace, or guerra, non si disperi più mortale in terra. Sinfonia avanti il Opera PROLOGO L UMANA FRAGILITÀ Mortal cosa son io, fattura umana. Tutto mi turba, un soffio sol m abbatte, il tempo, che mi crea, quel mi combatte. IL TEMPO Salvo è niente dal mio dente. Ei rode, ei gode. Non fuggite, o mortali, ché, se ben zoppo, ho l ali. L UMANA FRAGILITÀ Mortal cosa son io, fattura umana, senza periglio in va ricerco loco, ché frale vita è di Fortuna un gioco. LA FORTUNA Mia vita son voglie, le gioie, le doglie. Son cieca, son sorda non vedo, non odo. Ricchezze, grandezze dispenso a mio modo. L UMANA FRAGILITÀ Mortal cosa son io, fattura umana. Al Tiranno d Amor serva sen giace la mia fiorita età, verde e fugace. AMORE Dio de Dèi feritor, mi dice il mondo Amor. Cieco saettator, alato, ignudo, contro il mio stral non val difesa o scudo. L UMANA FRAGILITÀ Misera, son ben io, fattura umana, creder a ciechi e zoppi è cosa vana. IL TEMPO Per me fragile LA FORTUNA Per me misero AMORE Per me torbido TUTTI Quest uom sarà. IL TEMPO Il Tempo ch affretta LA FORTUNA Fortuna ch alletta AMORE Amor che saetta TUTTI Pietate non ha. Fragile, misero, torbido quest uom sarà. ATTO I Scena Prima (Reggia) PENELOPE Di misera Regina non terminati mai dolenti affanni! L aspettato non giunge, e pur fuggono gli anni. La serie del penare è lunga, ahi troppo. A chi vive in angoscie il tempo è zoppo. Fallacissima speme, speranze non più verdi ma canute, all invecchiato male non promettete più pace o salute. Scorsero quattro lustri dal memorabil giorno, in cui con sue rapine, il superbo Troiano chiamò l alta sua patria alle ruine. A ragion arse Troia, poiché l Amore impuro ch è un delitto di foco, si purga con le fiamme. Ma ben contro ragione per l altrui fallo condannata innocente, dell altrui colpe io sono l afflitta penitente. Ulisse accorto, e saggio, tu, che punir gli adulteri ti vanti, aguzzi l armi e susciti le fiamme per vendicar gli errori d una profuga greca; e intanto lasci la tua casta consorte fra i nemici rivali, in dubbio dell onore, in forse a morte. Ogni partenza attende desiato ritorno, tu sol del tuo tornar perdesti il giorno. ERICLEA Infelice Ericlea, nutrice sconsolata, compiangi il duol de la regina amata. PENELOPE Non è dunque per me varia la sorte? Cangiò forse fortuna La volubile ruota in stabil seggio? E la sua pronta vela, ch ogn uman caso porta fra l incostanza a volo, sol per me non raccoglie un fiato solo? Cangia per altri pur l aspetto il Cielo, le Stelle erranti e fisse. Torna, deh, torna Ulisse! Deh, torna Ulisse! Penelope t aspetta. L innocente sospira, piange l offesa, e contro il tenace offensor né pur s adira. All anima affannata porto le sue discolpe acciò non resti di crudeltà macchiato, ma, fabbro de miei danni incolpo il fato. Così, per tua difesa, Col Destino, col Cielo, Fomento guerra, e stabilisco risse. Torna, deh, torna Ulisse! ERICLEA Partir senza ritorno non può Stella influir, non è partir, ahi, che non è partir. PENELOPE Torna il tranquillo al mare, torna il Zeffiro al prato, l Aurora mentre al sol fa dolce invito è un ritorno del dì ch è pria partito. Tornan le brine in terra, tornano al centro i sassi, e, con lubrici passi torna all oceano il rivo. L uomo qua giù, ch è vivo lunge da suoi princìpi, porta un alma celeste e un corpo frale. Tosto more il mortale, e torna l Alma in Cielo, e torna il corpo in polve dopo breve soggiorno. Tu sol del tuo tornar perdesti il giorno. Torna, ché mentre porti empie dimore al mio fiero dolore veggio del morir mio l ore prefisse. Torna, deh, torna Ulisse! Scena Seconda MELANTO Duri e penosi son gli amorosi fieri desir; ma alfin son cari, se prima amari, gli aspri martir; Ché s arde un cor, è d allegrezza un foco, né mai perde in amor chi compie il gioco. EURIMACO Bella Melanto mia, graziosa Melanto il tuo canto è un incanto, il tuo volto è magia. Bella Melanto mia, è tutto laccio in te ciò ch altri ammaga; ciò che laccio non è, fa tutto piaga. MELANTO Vezzoso garruletto, oh, come ben tu sai ingemmar le bellezze, illustrar a tuo pro d un volto i rai. Lieto vezzeggia pur le glorie mie con tue dolci bugie. EURIMACO Bugia sarebbe, s io lodando non t amassi, ché il negar d adorar confessata deità è bugia d empietà. MELANTO, EURIMACO De nostri amor concordi sia pur la fiamma accesa ché, amato, il non amar arreca offesa, né con ragion s offende colui che per offese amor ti rende. MELANTO Come il desio m invoglia, Eurimaco mia vita, Senza fren, senza morso dar nel tuo sen alle mie gioie il corso! EURIMACO Oh, come volentieri cangerei questa Reggia in un deserto ove occhio curioso a veder non giungesse i nostri errori! MELANTO, EURIMACO Ché ad un focoso petto il rispetto è dispetto. EURIMACO Se Penelope la bella non si piega alle voglie de rivali amatori, mal sicuri saranno i nostri occulti amori. Tu dunque t affatica, suscita in lei la fiamma! MELANTO Ritenterò quell alma pertinace, ostinata, ritoccherò quel core ch indiamanta l onore. EURIMACO Va, va, Melanto, e t adopra che d ammollir parlando femminil contumacia non è piccola l opra. MELANTO Dolce mia vita, mia vita sei! EURIMACO Lieto mio bene, mio ben sarai! MELANTO, EURIMACO Nodo si bel non di disciolga mai! Scena Terza (Una riva in Itaca) NEREIDI Fermino i sibili, sibili e fremiti, il venti e il mar! SIRENE Aura tranquillati, bell onda calmati! L addormentato, deh, non svegliar. NEREIDI Tacete, Sirene, se tace l irato. SIRENE Nereidi, tacete, se tace Nettuno. NEREIDI Tacete, venti, silenzio mar. SIRENE Ulisse dorme, non lo destar. Scena Quarta (Passano i Feaci in Mare, e sbarcano Ulisse dormiente, e lo pongono appresso l antro de Naiadi col suo bagaglio. E questa scena è muta, accompagnata con Sinfonia. Poi entra la Nave) Scena Quinta NETTUNO (sorge dal mare) Superbo è l uom, ed è del suo peccato Cagion, benché lontana, il Ciel cortese, Facile, ahi, troppo in perdonar l offese. Fa guerra col destin, pugna con fato, tutt osa, tutt ardisce, l umana libertade, indomita si rende, e l arbitrio dell uom col Ciel contende. Ma se Giove benigno i trascorsi dell uom troppo perdona, tenga egli a voglia sua nella gran destra il fulmine ozioso, tengalo invendicato. Ma non soffra Nettuno col proprio disonor l uman peccato. GIOVE (in Cielo) Gran Dio de salsi flutti, che mormori e vaneggi contro l alta bontà del Dio sovrano? Mi stabili per Giove la mente mie pietosa più ch armata la mano. Questo fulmine atterra, la pietà persuade, fa adorar la pietade, ma non adora più chi cade a terra. Ma qual giusto desio d aspra vendetta furioso ti move ad accusar l alta bontà di Giove? NETTUNO Hanno i Feaci arditi contro l alto voler del mio decreto, han Ulisse condotto in Itaca sua patria, onde rimane dall uman ardimento, dell offesa deitade ingannato l intento. Vergogna e non pietade comanda il perdonar fatti si rei. Così di nome solo son divini gli dèi? GIOVE Non fien discare al Ciel le tue vendette, ché comune ragion ci tien uniti; puoi da te stesso castigar gl arditi. NETTUNO Or già che non dissente il tuo divin volere, darò castigo al temerario orgoglio. La nave loro andante farò immobile scoglio. GIOVE Facciasi il tuo comando, veggansi l alte prove, abbian l onde il suo Giove. E chi andando Peccò, pera restando. Scena Sesta (Feaci in nave) FEACI In questo basso mondo l uomo può quanto vuol. Tutto fa, ch il Ciel del nostro oprar pensier non ha. NETTUNO (cangia la nave in un scoglio) Ricche d un nuovo scoglio sien quest onde fugaci. Imparino i Feaci in questo giorno che l umano viaggio, quand ha contrario il Ciel, non ha ritorno. Scena Settima ULISSE (si risveglia) Dormo ancora, o son desto? Che contrade rimiro, e che terren calpesto? Dormo ancora, o son desto? Chi fece in me, chi fece il sempre dolce e lusinghevol sonno ministro de tormenti? Chi cangiò il mio riposo in ria sventura? Qual deità de dormienti ha cura? O sonno, o mortal sonno, fratello della morte altri ti chiama! Solingo, e trasportato deluso ed ingannato, ti conosco ben io padre d errori! Pur, degli errori miei son io la colpa, ché se l ombra è del sonno sorella o pur compagna, chi si confida all ombra, perduto alfin, contro ragion si lagna. O dèi sempre sdegnati, numi non mai placati, contro Ulisse, che dorme, anco severi, vostri divini imperi contro l uman voler sien fermi e forti, ma non tolgano, ahimè, la pace ai morti. Feaci ingannatori! Voi pur mi prometteste di ricondurmi salvo in Itaca mia patria con le ricchezze mie, co miei tesori. Feaci mancatori, or non s come, ingrati, mi lasciaste in questa riva aperta, su spiaggia erma e deserta, misero abbandonato. e vi porta fastosi e per l aure e per l onde così enorme peccato! Se puniti non son sì gravi errori, lascia Giove, deh, lascia de fulmini la cura, Ché la legge del caso è più sicura. Sia delle vostre vele, falsissimi Feaci, sempre Borea nemico, e se qual piuma al vento o scogli in mare, le vostre infide navi leggere agli aquiloni, all aure gravi! Scena Ottava (Minerva in abito da pastorello) MINERVA Cara e lieta gioventù, che disprezza empio desir, non dà a lei noia o martir ciò che viene, e ciò che fu. Cara e lieta gioventù. ULISSE (fra sé) Sempre l uman bisogno il Ciel soccorre. Quel giovinetto tenero negl anni, mal pratico d inganni, forse ch il mio pensier farà contento, ché non ha frode in seno chi non ha pelo al mento. MINERVA Giovinezza è un bel tesor che fa ricco in gioia un sen. Per lei zoppo il tempo vien, per lei vola alato Amor. Giovinezza è un bel tesor. ULISSE Vezzoso pastorello, deh, sovvieni un perduto di consiglio e d aiuto, e dimmi pria di questa spiaggia e questo porto il nome. MINERVA Itaca è questa in sen di questo mare, porto famoso e spiaggia felice, avventurata. Faccia gioconda e grata a sì bel nome fai. Ma tu come venisti e dove vai? ULISSE Io greco sono ed or di Creta io vengo per fuggir del castigo d omicidio eseguito. M accolsero i Feaci e m han promesso in Elide condurmi. Ma dal cruccioso mar, dal vento infido fummo a forza cacciati in questo lido. Poi sbarcato al riposo per veder quieto il mar, secondi i venti, colà m addormentai sì dolcemente, ch io non udii né vidi de Feaci crudeli la furtiva partenza, ond io rimasi con le mie spoglie in su l arena ignuda isconosciuto e solo. E il sonno che partì lasciommi il duolo. MINERVA Ben lungamente addormentato fosti, ch ancor ombre racconti e sogni narri. È ben accorto Ulisse, ma più saggia è Minerva. Tu dunque, Ulisse, i miei precetti osserva. ULISSE Chi crederebbe mai la deità vestite in uman velo! Si fanno queste mascherate in Cielo? Grazie ti rendo, o protettrice dea! Ben so che per tuo amore furon senza periglio i miei pensieri. Or consigliato seguo i tuoi saggi consigli. MINERVA Incognito sarai, non conosciuto andrai sinché tu vegga dei Proci tuoi rivali la sfacciata baldanza. Di Penelope casta l immutabil costanza. ULISSE Oh fortunato Ulisse! MINERVA Or t adacqua la fronte nella vicina fonte, che anderai sconosciuto in sembiante canuto. ULISSE Ad obbedirti vado, indi ritorno. MINERVA Io vidi per vendetta, incenerirsi Troia, ora mi resta Ulisse ricondur in patria, in regno. D un oltraggiata dea questo è lo sdegno. Quinci imparate, voi, stolti mortali, al litigio divin non poner bocca! Il giudizio del Ciel a voi non tocca, ché son di terra i vostri tribunali. ULISSE Eccomi, saggia dea. Questi peli che guardi sono di mia vecchiaia testimoni bugiardi. MINERVA Or poniamo in sicuro queste tue spoglie amate entro quel antro oscuro delle Naiadi, ninfe al Ciel sacrate. MINERVA, ULISSE Ninfe serbate le gemme e gli ori, spoglie e tesori tutto serbate, ninfe sacrate! Scena Nona NAIADI (mentre l altre portano nell Antro il bagaglio) Bella diva, eccoci pronte al tuo cenno, al tuo voler, e quest antro, e quella fonte spruzza e s apre a tuo voler. Itaca lieta si mostri, sì, al bel ristoro d Ulisse un dì! MINERVA (ad Ulises) Tu d Aretusa al fonte in tanto vanne, ove il pastor Eumete, tuo fido antico servo, custodisce la gregge; ivi m attendi in sin che pria di Sparta io ti conduca Telemaco tuo figlio; poi d eseguir t appresta il mio consiglio. ULISSE O fortunato Ulisse! Fuggi dal tuo dolor l antico error, lascia il pianto, dolce canto dal tuo cor lieto disserra. Non si disperi più mortale in terra. O fortunato Ulisse! Cara vicenda si può soffrir, or diletto, or martir, or pace, or guerra, non si disperi più mortale in terra. Monteverdi,Claudio/Il ritorno d Ulisse in patria/II
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Polski ポーランド語 1 御子の磔られたまへるや、悲哀(かなし)める母は涙に咽(むせ)びて十字架の下に佇(たたず)めり。 歎き憂ひ悲しめる其霊魂は鋭き刄にて貫ぬかれたり。 天主の惟一り(ただひとり)なる御子の尊き母が憂ひ悲み給へるはああ幾何(いくばく)ぞや。 尊き御子の苦痛を見給へる慈悲(いつくしみ)深き母は悲哀に沈めり。 Stala Matka boleją, Kolo krzyża łzy lejąca, Gdy na krzyżu wisiał Syn. A jaj duszę potyraną Rozpłakaną, poszarpaną Miecz przeszywał ludzkich win. O, jak smutna, jak podcięta Była Matka Boża święta, Cicha w załamaniu rąk! O, jak drżala I truchlała, I bolała,gdy patrzała Na synowskich tyle mąk. 2 基督(キリスト)の御母の斯く困難(なやみ)に逢ひ給へるを見て誰か涙を注がざる者あらんや。 基督の御母の斯くその御子と共に苦み給ふを見ては誰か悲まざる者あらんや。 聖母はイエズスの己れが民の罪の為に責められ鞭たれ給へるを見、 また最愛の御子の息絶々に悶へ悩み給へるを見たり。 I któż, widząc tak cierpiącą, Łzą nie zaćmi się gorącą, Nie drgnie, taki czując nóż? I kto serca nie ubroczy, Widząc, jak do krzyża oczy Wzbiła, z bólu drętwa już. Za ludzkiego rodu winy Jak katowan był jedyny, Męki każdy niołsa dział. I widziała, jak rodzony Jej umierał opuszczony, Zanim Bogu duszę dał. 3 慈悲(いつくしみ)の泉なる母よ、我をし御悲哀(おんかなしみ)の程を感ぜせしめ、共に涙を流さしめ給へ。 我が心をして天主基督を愛するの火に燃えしめ、一にその御心に協(かな)はしめ給へ。 ああ、聖母よ、十字架に釘附られ給へる御子の創を我の心に深く貫かせ給へ。 我の為に斯く苦み、傷けられ給ひし御子の苦痛を我に分ち給へ。 Matko, źródło wszechmiłości, Daj mi uczuć moc żałości, Niechaj z Tobą dźwignę ból. Chrystusowe ukochanie Niech w mym sercu ogniem stanie, Krzyża dzieje we mnie wtul. Matko, Matko, miłosiernie Wejrzyj. Syna Twego ciernie W serce moje wraź jak w cel. Rodzonego, męczonego, Syna Twego oriarnego Kaźń owocną ze mną dziel. 4 命のあらん限り汝と共に涙を流して、我にも磔られ給ひし耶鮮(イエズス)を労(いたわ)るを得せしめ給へ。 我十字架の側に汝と立ちて相共に歎かんことを望む。 Spraw, niech płaczę z Tobą razem, Krzyża zamknę się obrazem Aż po mój ostatni dech. Niechaj pod nim razem stoję, Dzielę Twoje krawe znoje. Twą boleścią zmywam grzech. 5 童貞の中最も勝れたる童貞願はくば我を排け給はずして共に歎くを得せしめ給へ。 我に基督の死を負はし、其の苦難を共にせしめ其の創を思ひ運(めぐ)らせしめ給へ。 御子の創を我に貫かしめ其の十字架と血を以て我を酔しめ給へ。 聖なる童貞女よ、地獄の火に我が焚けざらん為審判の日に我を守り給へ。 Panno słodka, racz, mozołem Niech me serce z Tobą społem Na golgocki idzie skłon. Niech śmierć przyjmę z katów ręki, Uczestnikiem będę męki, Razów krwawych zbiorę plon. Niechaj broczty ciało moje, Krzyżem niechaj się upoję, Niech z miłosnych żyję tchnień! W morzu ognia zapalony, Z Twojej ręki niech osłony Puklerz wezmę w sądu dzień! 6 ああ、基督よ、我が此の世を去らんとするに当りてや御母に頼りて勝利の報を得せしめ給へ。 肉身は死して朽るとも、霊魂には天堂の栄福を蒙らしめ給へ。 Chrystus niech mi będzie grodem, Krzyż niech będzie mym przewodem, Łaską pokrop, życie daj! Kiedy ciało me się skruszy, Oczyszczonej w ogniu duszy Glorię zgotuj, niebo, raj. Latin ラテン語 1 御子の磔られたまへるや、悲哀(かなし)める母は涙に咽(むせ)びて十字架の下に佇(たたず)めり。 歎き憂ひ悲しめる其霊魂は鋭き刄にて貫ぬかれたり。 天主の惟一り(ただひとり)なる御子の尊き母が憂ひ悲み給へるはああ幾何(いくばく)ぞや。 尊き御子の苦痛を見給へる慈悲(いつくしみ)深き母は悲哀に沈めり。 Stabat mater dolorosa Juxta crucem lacrimosa, Dum pendebat Filius. Cuius animam gementem, Contristatam et dolentem Pertransivit gladius. O quam tristis et afflicta Fuit illa benedicta, Mater Unigeniti! Quae moerebat et dolebat, Pia Mater, dum videbat Nati poenas inclyti. 2 基督(キリスト)の御母の斯く困難(なやみ)に逢ひ給へるを見て誰か涙を注がざる者あらんや。 基督の御母の斯くその御子と共に苦み給ふを見ては誰か悲まざる者あらんや。 聖母はイエズスの己れが民の罪の為に責められ鞭たれ給へるを見、 また最愛の御子の息絶々に悶へ悩み給へるを見たり。 Quis est homo qui non fleret, Matrem Christi si videret In tanto supplicio? Quis non posset contristari Christi Matrem contemplari Dolentem cum Filio? Pro peccatis suae gentis Vidit Jesum in tormentis, Et flagellis subditum. Vidit suum dulcem natum morientem desolatum, Dum emisit spiritum. 3 慈悲(いつくしみ)の泉なる母よ、我をし御悲哀(おんかなしみ)の程を感ぜせしめ、共に涙を流さしめ給へ。 我が心をして天主基督を愛するの火に燃えしめ、一にその御心に協(かな)はしめ給へ。 ああ、聖母よ、十字架に釘附られ給へる御子の創を我の心に深く貫かせ給へ。 我の為に斯く苦み、傷けられ給ひし御子の苦痛を我に分ち給へ。 Eia, Mater, fons amoris, Me sentire vim doloris Fac, ut tecum lugeam. Fac, ut ardeat cor meum In amando Christum Deum Ut sibi complaceam. Sancta Mater, istud agas, Crucifixi fige plagas Cordi meo valide. Tui Nati vulnerati, Tam dignati pro me pati, Poenas mecum divide. 4 命のあらん限り汝と共に涙を流して、我にも磔られ給ひし耶鮮(イエズス)を労(いたわ)るを得せしめ給へ。 我十字架の側に汝と立ちて相共に歎かんことを望む。 Fac me tecum pie flere, Crucifixo condolere, Donec ego vixero. Juxta Crucem tecum stare, Et me tibi sociare In planctu desidero. 5 童貞の中最も勝れたる童貞願はくば我を排け給はずして共に歎くを得せしめ給へ。 我に基督の死を負はし、其の苦難を共にせしめ其の創を思ひ運(めぐ)らせしめ給へ。 御子の創を我に貫かしめ其の十字架と血を以て我を酔しめ給へ。 聖なる童貞女よ、地獄の火に我が焚けざらん為審判の日に我を守り給へ。 Virgo, virginum praeclara, mihi iam non sis amara, fac me tecum plangere. Fac ut portem Christi mortem, Passionis fac consortem, Et plagas recolere. Fac me plagis vulnerari, Fac me Cruce inebriari, Et cruore Filii. Flammis ne urar succensus, Per te, Virgo, sim defensus In die judicii. 6 ああ、基督よ、我が此の世を去らんとするに当りてや御母に頼りて勝利の報を得せしめ給へ。 肉身は死して朽るとも、霊魂には天堂の栄福を蒙らしめ給へ。 Christe, cum sit hinc exire, da per Matrem me venire ad palmam victoriæ. Quando corpus morietur, fac, ut animae donetur paradisi gloria. Szymanowski,Karol/Stabat Mater
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PaperScissorsとは ペーパーマンで活動するクランです。 PaperManが好きすぎてミリィが好きすぎて困ったちゃんのIyoriが中堅くらいの強さのクランを建てたいなぁと思ったのが発端で出来上がったクランだよ! 勝ちながら楽しめるクランを目指します(キリッ UseTools(ゆーずつーるず) Ventrilo2.14(べんとりお にーてんいちよん) IRC(あいあーるしー) →Friend系列 #P_Scissors 入隊条件(笑) PaperManを楽しめるひと IRC、Ventriloを自ら導入できるひと Ventで喋られるひと 運営の必殺技「サーバーメンテナンス!」に負けないひと #P_Scissorsまでどうぞ ☆ミ 歴史 2008-11-03 IyoriがPaperScissors結成を決意。 2008-12-?? Iyoriが#P_Scissorsチャンネルを作る 2009-01-xx ペーパーマン内にクラン「PaperScissors」設立 2009-01-09 wiki開設
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ATTO PRIMO SCENA PRIMA Sala, che corrisponde a vari appartamenti. Paolino e Carolina PAOLINO Cara, non dubitar; Mostrati pur serena Presto avrà fin la pena Che va a turbarti il cor. CAROLINA Caro, mi fai sperar; Mi mostrerò più lieta Ma sposa tua segreta Nasconderò il dolor. PAOLINO Forse ne sei pentita? CAROLINA No, sposo mio, mia vita. PAOLINO Dunque perchè non mostr Il tuo primier contento? CAROLINA Perchè vieppiù pavento Quello che può arrivar. Se m'ami, deh! t'affretta L'arcano a palesar. PAOLINO Sì, sposa mia diletta. Ti voglio consolar. PAOLINO, CAROLINA Se amor si gode in pace, Non v'è maggior contento; Ma non v'è ugual tormento, Se ognor s'ha da tremar. CAROLINA Lusinga, no, non c'è. La nostra unione Lungo tempo segreta Non può durar e se si scopre avanti Di quel che ha da scoprirsi, Quale schiamazzo in casa, Qual bisbiglio di fuori, o sposo amato! Nè un trasporto d'amor sarà scusato. PAOLINO Dici il ver vedo tutto. CAROLINA Il padre mio E' un uom rigido, è ver, ma finalmente E' d'un ottimo cor. In sulle furie Monterà al primo istante Che saper gliel farai Ma dopo qualche dì, certa poi sono Che pien d'amor ci accorderà il perdono. PAOLINO Sì questa sicurezza La sola fu che a stringere c'indusse Il nodo clandestino. Ma senti oggi la sorte Occasione propizia a me presenta Di svelare il segreto Con meno di timore. CAROLINA Dimmi, su, presto. Ah! mi consoli il core! PAOLINO Mi è riuscito alla fine Di poter soddisfare All'ambizione del signor Geronimo, Che fanatico ognor s'è dimostrato D'imparentarsi con un titolato. CAROLINA E così? PAOLINO Sarà sposa Del Conte Robinson, mio protettore, Tua sorella maggiore Con cento mila scudi. Or io, d'entrambi Avendo gl'interessi maneggiati, Spero così d'avermeli obbligati. CAROLINA Bene, sì,bene assai. Il Conte impegnerai Perchè sveli a mio padre il nostro arcano. Ma quando egli verrà? PAOLINO Non è lontano. Lo spero in questo giorno, anzi a momenti. Ecco qua la sua lettera Che al signore Geronimo Io devo presentar. Ma parmi appunto Di sentir la sua voce. A casa è ritornato. CAROLINA E' vero, è vero. D'esser presto tranquilla io dunque spero. Io ti lascio, perché uniti Ch'ei ci trovi non sta bene ... Per partire, poi ritorna Ah, tu sai ch'io vivo in pene Se non son vicina a te! PAOLINO Vanne, sì, non è prudenza Di lasciarci trovar soli ... Per partire, poi ritorna Ah! tu sai che il cor m'involi Quando vai lontan da me. CAROLINA No, non viene ... PAOLINO Sì, sì; adesso. PAOLINO, CAROLINA Dammi, dammi un altro amplesso. Ah! pietade troveremo Se il ciel barbaro non è Carolina parte SCENA II Paolino, poi Geronimo PAOLINO Ecco che qui sen vien. Bisogna intanto Ch'io mi avvezzi a parlar in tuon sonoro Per farmi intender bene. Di sordità patisce assai sovente, Ma dice di sentir s'anche non sente. GERONIMO ad alcuni servi Non dovete sbagliar, gente ignorante. Che cosa è questo lei, signor Geronimo! In Italia, i mercanti Che han dei contanti han titol d'illustrissimo Illustrissimo io sono e va benissimo; Se poi ... (ad ogni costo Voglio avere un diploma Che della nobiltà mi metta al rango, Chè chi ha dell'oro ha da sortir dal fango.) Oh! Paolino caro. PAOLINO Ecco una lettera Del conte Robinson, che, per espresso Inclusa in una mia, venuta è adesso. GERONIMO Sì, son venuto adesso. E questa lettera Di chi è? Chi la manda? PAOLINO forte Il conte Robinsone. GERONIMO Il conte Robinson, sì, sì, ho capito. La leggo volentieri. Legge sottovoce Ah, ah, ... comincia bene ... Oh oh, ... séguita meglio ... Ih ... di gioia mi balza il cor in petto! PAOLINO Ah ah, oh oh, ih ih, così ha già letto? GERONIMO Venite, Paolino, Venite, ch'io v'abbracci. E' vostro merito La buona rïuscita; Io vi sono obbligato della vita. PAOLINO (Questo mi dà conforto.) GERONIMO Fra poco il conte genero Sarà qui a sottoscrivere il contratto Elisetta è contessa il tutto è fatto. Con Carolina or poi se mi riesce Di fare un matrimonio eguale a questo, Colla primaria nobiltà m'innesto. PAOLINO (Questo poi mi dà affanno.) GERONIMO Che avete voi? Siete di tristo umore? PAOLINO Io? Signor no. GERONIMO Che? PAOLINO Allegro anzi son io Per queste nozze. GERONIMO Bene. Andate dunque A stare in attenzione Per l'arrivo del Conte; ed ordinate Tutto quel che vi par che vada bene Per poterlo trattar come conviene. Paolino parte SCENA III Geronimo, indi Carolina, Elisetta, Fidalma e Servitori. GERONIMO Orsù, più non si tardi A dar sì lieta nuova alla famiglia. Elisetta! Fidalma! Carolina! Figlie, sorella, amici, servitori, Quanti in casa vi son, vengano fuori. CAROLINA Signor padre? ELISETTA Signor? ... FIDALMA Fratello amato? ... CAROLINA Che avvenne? ELISETTA Cosa c'è? CAROLINA Che cosa è stato? GERONIMO Udite, tutti udite, Le orecchie spalancate, Di giubilo saltate Un matrimonio nobile Per lei concluso è già. Signora Contessina Quest'oggi ella sarà. Via, bacia, mia carina, La mano al tuo papà. Che saltino i denari La festa si prepari Godete tutti quanti Di mia felicità. Sorella mia, che dite? Che dici tu, Elisetta? A Carolina Con quella bocca stretta Per cosa stai tu là? Via, via, che per te ancora Tuo padre ha già pensato Un altro titolato Sua sposa ti farà. E stai col ciglio basso? Non muovi ancor la bocca? Che sciocca! ohimè, che sciocca! Fai rabbia in verità. L'invidia fai conoscere, Che dentro il cor ti sta. Parte SCENA IV Elisetta, Carolina e Fidalma. ELISETTA Signora sorellina, Se io le rammenti un poco ella permetta, Ch'io sono la maggior, lei la cadetta Che perciò le disdice Quell'invidia che mostra; E che in questa occasion meglio faria Se mi pregasse della grazia mia. CAROLINA Ah, ah! della sua grazia, Quantunque singolare, In verità non ne saprei che fare. ELISETTA Sentite la insolente? Io son Contessa, e siete voi un niente. FIDALMA Eccoci qua noi siamo sempre a quella. Tra sorella e sorella, Chi per un po' di fumo, Chi per voler far troppo la vivace, Un solo giorno qui non si sta in pace. ELISETTA Qual fumo ho io? parlate. CAROLINA Qual io vivacità che condannate? ELISETTA Non ho fors'io ragione? FIDALMA Sì, deve rispettarvi. CAROLINA Ho dunque torto io? FIDALMA No, non deve incitarvi. ELISETTA Che? forse io la incito? CAROLINA Che? fors'io la strapazzo? FIDALMA No, niente no, non fate un tal schiamazzo. CAROLINA Io di lei non ho invidia; Non ho rincrescimento Del di lei ingrandimento Sol mi dispiace che in questa occasione Ha di sè stessa troppa presunzione. per partire ELISETTA Il voltarmi le spalle in questo modo E' un'altra impertinenza. CAROLINA Perdoni se ho mancato a Sua Eccellenza. Le faccio un inchino, Contessa garbata; Per essere Dama Si vede ch'è nata; Per altro, per altro Lei rider mi fa. ELISETTA Strillate, crepate. Son Dama e Contessa. Beffar se volete, Beffate voi stessa. Per altro, per altro Creanza non ha. FIDALMA ad Elisetta Quel fumo, mia cara, E' troppo eccedente. a Carolina Voi siete, carina, Un poco insolente. Vergogna! vergogna! Finitela già. CAROLINA Sua serva non sono. ELISETTA Son vostra maggiore. CAROLINA Entrambe siam figlie D'un sol genitore. ELISETTA Stizzosa .... CAROLINA FAmosa ... FIDALMA Finiam questa cosa, Tacetevi là. FIDALMO, CAROLINA, ELISETTA Non posso soffrire La sua inciviltà. FIDALMA Codesto garrir Tra voi ben non sta. Carolina parte SCENA V Fidalma ed Elisetta FIDALMA Chetatevi, e scusatela. Tra poco Voi già andate a marito, ella qui resta Così non vi sarà mai più molesta. Io mi consolo intanto Del vostro matrimonio, e voi tra poco ... Ma zitto, a voi il confido. Ah, non lo dite, Per carità .... ELISETTA Fidatevi, Che segreta son io. FIDALMA Ve ne consolerete ancor del mio. ELISETTA Del vostro? FIDALMA Padrona di me stessa, Ricca pel testamento Del mio primo marito, E in età giovanil, non crederei Che mi diceste stolta Se voglio maritarmi un'altra volta. ELISETTA No, cara la mia zia, Anzi fate benissimo e vi lodo. Ma un dispiacer ben grande Ne sentirà mio padre Che vi dobbiate allontanar da lui, Ei che v'apprezza al par degli occhi sui. FIDALMA Eh, quanto a questo poi, potrebbe darsi Che non m'allontanassi. ELISETTA Posso saper chi sia? FIDALMA No, è troppo presto. Ancor con chi vogl'io Non mi sono spiegata. ELISETTA Ditemi questo almeno è giovanotto? FIDALMA Giovane affatto, affatto. ELISETTA E' bello? FIDALMA Di Cupido egli è un ritratto. ELISETTA E' nobile? FIDALMA Non voglio Spiegarmi d'avvantaggio. ELISETTA E' ricco? ... rispondete. FIDALMA Troppo curiosa, o cara mia, voi siete. (Se mi stuzzica ancora un pocolino, Vado or or a scoprir ch'è Paolino.) E' vero che in casa Io son la padrona, Che m'ama il fratello, Che ognuno m'onora, E' vero ch'io godo La mia libertà. Ma con un marito, Via, meglio si sta. Sto fuori di casa? Nessun mi dà pena; All'ora che voglio Vo a pranzo, vo a cena. A letto men vado Se n'ho volontà. Ma con un marito, Via, meglio si sta. Un qualche fastidio E' ver che si prova; Non sempre la donna Contenta si trova. Bisogna soffrire Qualcosa, si sa. Ma con un marito, Via, meglio si sta. Mia cara ragazza Che andate a provarlo, Fra poco saprete Se il vero vi parlo. E poi mi direte, Son certa di già, Che con un marito, Via, meglio si sta. Partono SCENA VI Geronimo e Carolina GERONIMO Prima che arrivi il Conte, Io voglio rallegrarti; Vuol da tutte le parti Oggi felicitarmi la mia sorte. Senti .... Ma ridi prima, e ridi forte. CAROLINA Non farei, s'io ridessi, Che una cosa sforzata, e senza gusto. GERONIMO Sicuro, ci avrai gusto. Sposa d'un cavalier tu pur sarai; Ora mi venne la proposizione, E in oggi s'ha da far la conclusione. Ridi, ridi, ragazza. CAROLINA (Oh me meschina! Qui nasce una rovina Se Paolin non fa presto.) GERONIMO E perchè mò non ridi, e te ne stai Con quella faccia mesta? CAROLINA Ho dolore di testa. GERONIMO S'egli è un signor di testa? E' un cavaliere; E non vuoi che sia un uom ch'abbia talento? CAROLINA (Ah, mi manca il consiglio in tal momento!) SCENA VII Paolino e detti; poi il Conte, Elisetta, indi Fidalma. PAOLINO forte Signore, ecco qua il Conte. GERONIMO Il Conte? Oh! presto, presto ... Rimettiamo il discorso ... Scendiamo ad incontrarlo fin abbasso. PAOLINO Ecco che ha più di noi veloce il passo. CONTE Senza tante cerimonie, Alla buona, vengo avanti. Riverisco tutti quanti. Non s'incomodin, non voglio, Complimenti far non soglio Sol do al suocero un abbraccio; a Fidalma Servitore a lei mi faccio Dal dover non m'allontano; ad Elisetta Bacio a lei la bella mano ... a Carolina Vengo a lei, sì, vengo a lei, Che ha quegli occhi così bei ... Paolino, amico mio, Qui sol regna grazia e brio. Bravo padre! brave figlie! Siete incanti, meraviglie, Siete gioie .... Ma scusate; Ch'io respiri almen lasciate, O il polmon mi creperà. ELISETTA, CAROLINA, FIDALMA Prenda pure, prenda fiato, Seguitare poi potrà. PAOLINO (Che fa troppo il caricato Non s'accorge, non lo sa.) GERONIMO (L'ho sentito l'ho ascoltato, Ma capito non l'ho già.) PAOLINO, GERONIMO, ELISETTA, CAROLINA, FIDALMA (Che un tamburo abbia suonato Mi è sembrato in verità.) CONTE Senza essere affettato, Mi distinguo in civiltà. Orsù, senza far punto cerimonie, Ch'io le abborrisco già, suocero caro, Benchè la prima volta Questa sia che permesso Mi è di veder l'amabile mia sposa, Pur dicendomi il core Quale fra le tre Dive La mia Venere sia, Con vostra permissione allegro e franco Io me le vado a situare a fianco. GERONIMO Certo sarete stanco, io ve lo credo, Conte, genero amato. Ehi, da sedere! CONTE No, no, non dico questo No, vo' seder. Son fresco, e son robusto, E il correr per le poste a me non nuoce. PAOLINO Convien che alziate un poco più la voce. CONTE Con vostra permissione, Vado appresso alla sposa Per farle un conveniente complimento. GERONIMO Oh, servitevi pure, Chè questo, Conte mio, ci va de jure. Ed io, che so che in tali incontri il padre Importuno diventa, Me ne andrò con Paolino A far qualche altra cosa La sorella e la zia stian con la sposa. Parte con Paolino SCENA VIII Il Conte, Carolina, Fidalma ed Elisetta CONTE accostandosi a Carolina Permettetemi dunque, Cara la mia sposina ... CAROLINA Oh, no, signore Sbagliate; io non sono quella. Quella che ha tanto onore è mia sorella. CONTE Sbaglio? ELISETTA Sicuramente. CAROLINA Di là, di là convien che vi voltiate. FIDALMA Di qua, di qua. CONTE Signora mia, scusate. A Fidalma Voi dunque ... FIDALMA No, signor, sbagliate ancora. CONTE Sbaglio ancora? ELISETTA Sicuro. Ma che faccia da scherzo io mi figuro. Quella son io che il Ciel vi diede in sorte; Quella son io, che merita l'onore Di stringervi la man, di darvi il core. CONTE (Diamine!) Voi la sposa? ELISETTA Che vuol dir tal sorpresa? CONTE Eh! niente, niente. Perdonatemi io credo Che vogliate qui far, mie signorine, Un poco di commedia. Or via, vi prego Di non voler tirar più a lungo il gioco. A Carolina Mi inganno, o non m'inganno? Siete voi la mia sposa, o non la siete? CAROLINA No, signor, ve l'ho detto, è mia sorella. FIDALMA E' questa, è questa. ELISETTA Io, sì signor, son quella, E vi par forse ch'io ... CONTE No ... ma ... scusatemi ... Voi dunque certamente? ELISETTA Certo. FIDALMA Sicuro. CAROLINA Indubitatamente. CONTE Il core m'ha ingannato, E rimango dolente e sconsolato. Da sè Sento in petto un freddo gelo Che cercando mi va il cor; Sol quell'altra, giusto cielo! Può ispirarmi un dolce ardor. ELISETTA da sè Tal sorpresa intendo appie Cosa vuol significar; Sento in petto un rio veleno Che mi viene a lacerar. CAROLINA da sè Freddo, freddo egli è restato, Lei confusa se ne sta. Così un poco castigato Il suo orgoglio resterà. FIDALMA da sè In silenzio ognun qui resta, E so ben quel che vuol dir. Una torbida tempesta Già mi sembra di scoprir. CONTE, ELISETTA, CAROLINA, FIDALMA Un orgasmo ho dentro il seno, Palpitando il cor mi va. Più non veggo il ciel sereno, Più non so quel che sarà. Partono SCENA IX Gabinetto; Paolino, poi Carolina. PAOLINO Più a lungo la scoperta Non deggio differir. Il Conte alfine E' un uom di mondo, un uom d'esperïenza, Mi vuol del bene, e mi darà assistenza. CAROLINA Ah, Paolino mio ... PAOLINO Sposa mia cara ... CAROLINA Di poterti aver solo Io non vedevo l'ora. Sappi che ogni dimora E' omai precipitosa; Mio padre a un Cavalier va a farmi sposa. PAOLINO Ci mancava anche questa Per più inasprirlo al caso! Ma non perdo il coraggio. Al conte subito Vado a raccomandarmi. CAROLINA Ma se sdegnasse il Conte D'entrar in questo impegno? PAOLINO Di lui punto non dubito; Ma al caso disperato, o cara mia, A pie' mi metterei della tua zia Sa essa cos'è amore, E del fratello suo possiede il core. CAROLINA E te ne fideresti? PAOLINO Sì con bontà mi tratta, e con dolcezza, Anzi, quasi direi che m'accarezza. CAROLINA In qualunque maniera Non devi differir. Vedi là il Conte, Cogli questo momento. Datti coraggio; io mi ritiro intanto Tutta, tutta agitata. Ti assista amor che la cagion n'è stata. PAOLINO Cara, son tutto vostro. Amor pietoso, Quanto grato ti sono. Anima mia, Della gioia l'eccesso Quasi quasi mi trae fuor di me stesso, Brillar mi sento il core, Mi sento giubilar; Ah! più felice amore Di questo non si dà. Datemi, o cara, un pegno D'amore e fedeltà; Io sono un impaziente Che tollerar non sa. Carolina parte SCENA X Paolino, poi il Conte. PAOLINO Sì, coraggio mi faccio Giacchè solo qui viene. CONTE Amico mio, Io vo di te cercando, Smanioso, ansioso, ch'è di già mezz'ora. Ho di te gran bisogno. PAOLINO Ed io di voi. |CONTE Sì quello che tu vuoi. – Per te son io, Ma prima dir mi lascia il fatto mio. PAOLINO Sì, signore, parlate. CONTE All'amor, Paolino, Che sempre t'ho portato, Sempre tu fosti grato. Però non serve qui di far preamboli; Ma veniamo alla breve, Chè, senza far un giro di parole, Ciascheduno può dir quello che vuole. PAOLINO Benissimo. Veniamo dunque al fatto. CONTE Tu sai che ho già disposto Di richiamarti a casa Fra pochi mesi, e darti del contante Perchè tu pur divenga un buon mercante. Sì, già lo sai, non serve un tal racconto; Ma, alla breve, alla breve, Quello che si vuol dir, dire si deve. PAOLINO Ebbene, signor mio, Lo sbrigarvi sta a voi. CONTE Sentimi dunque. Sia com'esser si voglia, O per l'una o per l'altra Delle ragioni che non si comprendono, O sia come si sia, Perchè fare gran chiacchiere non soglio; La sposa non mi piace, e non la voglio. PAOLINO Che cosa dite adesso? ONTE Dico assolutamente Che non la voglio. PAOLINO E come mai potreste Oggi disimpegnarvene? CONTE Facilissimamente. Invece di sposare la maggiore Sposerò la cadetta Dei cento mila invece per la dote, Sol di cinquanta mila io mi contento. Ecco tutto aggiustato in un momento. Quella, quella mi piace, Quella m'ha innamorato. Ora, da bravo Vanne, fa presto, al padre ciò proponi. Sciogli, conchiudi, e poi di me disponi. PAOLINO (Me infelice!) CONTE Cos'hai? PAOLINO Niente, signore. CONTE Va dunque, va, fa presto. PAOLINO (Misero me, che contrattempo è questo!) Signor, deh concedete ... Sdegnarvi io non vorrei ... Pensate, riflettete ... Il dispiacer di lei .... La civiltà, l'onore ... Di tutti lo stupore ... Ah, che mi vo' a confondere! Ah, più non so che dir! CONTE Tu cosa vai dicendo, Tu cosa vai seccando? Non star più discorrendo, A te mi raccomando. L'amabile cadetta Mi stimola, m'affretta; Non posso più resistere, Mi sento incenerir. PAOLINO Quel fuoco che v'accende, Un altro forse offende .... Ah, sento proprio il core Che in sen mi va a languir! CONTE Il fuoco che m'accende Da me più non dipende Non sposo la maggiore Se credo di morir. Partono SCENA XI Carolina, poi il Conte. CAROLINA Paolino ritarda Con la risposta; ed io l'aspetto ansiosa; E allor che qualche cosa Con ansietà si aspetta, Ogni minuto vi diventa un'ora. Ma cosa fa che non ritorna ancora? Quel pur che vedo è il Conte. Un segno è questo Che il discorso è finito. Ed ei qui viene senza mio marito! CONTE (Non trascuro il momento.) Oh, Carolina! La sorte mi è propizia, Perchè lontani dall'altrui presenza Io vi posso parlar con confidenza. CAROLINA Oh! questo è quell'appunto Che bramavo ancor io. CONTE Lo bramavate, sì? (Ciò mi consola.) Veramente Paolino Ve lo dovea dir lui; Ma pronta l'occasion trovando adesso, Quello ch'ei vi diria vel dico io stesso. CAROLINA Dite, dite, parlate, e voglia il cielo Che le vostre parole Dieno al mio core di speranza un raggio. CONTE (Questa già m'ama anch'essa. Orsù, coraggio.) Ah, mia cara ragazza, Amor ha un gran poter! Voi che ne dite? CAROLINA Quello che dite voi. CONTE E quelle debolezze Che vengono d'amor, se ancor son strane, S'hanno da compatir fra genti umane. CAROLINA Io sono certamente Del vostro sentimento. Or seguitate, Ditemi tutto il resto. Se conoscete amor, mi basta questo. CONTE Quand'è così, stringiamo l'argomento. CAROLINA Veniamo pure al punto. CONTE Io son venuto Per sposar Elisetta, ma che serve Ch'io venuto ci sia, Quando non ho per lei che antipatia? E quando a prima vista M'avete fatto voi vostra conquista? CAROLINA Io! cosa avete detto? CONTE Voi! cosa avete inteso? CAROLINA E' questo solo quel che avete a dirmi? CONTE Questo, sì, questo. E voi Che ben sapete compatir l'amore, Scusando il mio trasporto, Darete all'amor mio qualche conforto. CAROLINA E nel momento istesso Di dover adempire a un sacro impegno Manchereste di fede? Io scuso bene, Chiunque si lascia trasportar d'amore; Ma non uno che manca al proprio onore. CONTE Oh, oh, voi date in serio. Ed io tutt'altro Mi aspettava da voi. CAROLINA Tutt'altro anch'io mi credea di sentire. CONTE Di sentir cosa? CAROLINA Io non ve l'ho da dire. CONTE All'onor si rimedia Sposando voi per lei. CAROLINA Questa cosa accordar io non potrei. Perdonate, signor mio, Se vi lascio e fo partenza. Io per essere Eccellenza Non mi sento volontà. Tanto onore è riservato A chi ha un merto singolare, A chi in circolo sa stare Con sussiego e gravità. Io meschina vo alla buona, Io cammino alla carlona, Son piccina di figura, Io non ho disinvoltura; Non ho lingua, non so niente, Farei torto veramente Alla vostra nobiltà. Se mi parla alla francese, Che volete ch'io risponda? Non so dire che monsieur. Se qualcun mi parla inglese, Ben convien che mi confonda. Non intendo che auduiudu. Se poi vien qualche tedesco, Vuol star fresco, vuol star fresco, Non intendo una parola. Sono infatti una figliuola Di buon fondo e niente più. Parte SCENA XII CONTE solo Io resto ancora attonito. Ha equivocato lei? Ho equivocato io? Che cosa è stato? Un granchio tutt'e due qui abbiam pigliato. Ma io son uom di mondo, e ben capisco Da quel suo dir sagace e simulato Ch'ella già tiene qualche innamorato. Ma voglio seguitarla. Ma il vo' saper da lei Per poter pensar meglio a' casi miei. Parte SCENA XIII Geronimo, Elisetta, Fidalma, poi Paolino. GERONIMO Tu mi dici che del Conte Malcontenta sei del tratto Quello è un uomo molto astratto, Lo conosco e ben lo so. ELISETTA Ma un'occhiata almeno graziosa Ottenuta pur non ho. FIDALMA Veramente colla sposa Trattar peggio non si può. GERONIMO Voi credete che i signori Faccian come i plebei; Voi credete che gli sposi Faccian come i cicisbei. No, signore, tante cose, Non le fanno, signor no. PAOLINO Mio signore, se vi piace Di vedere l'apparato Tutto quanto è preparato Con gran lustro e proprietà. GERONIMO Come? quando? cos'hai detto? PAOLINO parola per parola forte Tutto quanto ... è preparato ... Nella sala ... del banchetto ... Con gran lustro e proprietà. GERONIMO Vanne al diavolo, balordo, Forse credi ch'io sia sordo? Non patisco sordità. ELISETTA, FIDALMA, GERONIMO, PAOLINO Andiam subito a vedere La gran tavola e il dessere Che onor grande mi / vi farà. Partono SCENA IV Carolina ed il Conte. CAROLINA Lasciatemi, signore, Non state a infastidirmi. CONTE Se libero è quel core Vi prego sol di dirmi. CAROLINA Che non ho amante alcuno Vi posso assicurar. CONTE Voi dunque la mia brama Potete contentar. CAROLINA Lasciatemi, vi prego, Lasciatemi, deh! andar. CONTE Non lasciovi, mia bella, Sortir da questa stanza, Comparisce Elisetta che si tiene in disparte Se un raggio di speranza Non date a questo cor. CAROLINA Tornate, deh! in voi stesso. CONTE Io v'amo già all'eccesso. CAROLINA Pensate a mia sorella. CONTE Per lei non sento amor. S'io sposo voi per quella Non manco già al mio onor. SCENA XV Elisetta che si avanza e detti, poi Fidalma. ELISETTA No, indegno, traditore. No, anima malnata No, trista disgraziata, Mai questo non sarà. Per questo tradimento Che mi si viene a fare, Io voglio sussurrare La casa e la città. CONTE Strillate, non mi curo. CAROLINA Sentite ... ELISETTA No, fraschetta. CAROLINA Ma prima ... ELISETTA Vo' vendetta. CAROLINA, CONTE In mei / lei non c'è reità. FIDALMA Che cosa è questo strepito? ELISETTA Di fede il mancatore Con essa fa all'amore, Ed io l'ascoltai qua. FIDALMA Uh! uh! che mancamento! Non credo a quel che sento. SCENA XVI Geronimo che sopraggiunge, e detti, poi Paolino. FIDALMA Silenzio, silenzio, Che vien mio fratello; Non s'ha per prudenza Da fare un bordello; L'affar delicato E' troppo da sè. GERONIMO Sentire mi parve Un strepito, un chiasso! Che fate? gridate? Ovvero è per spasso? Che cosa è accaduto? Ognun qui sta muto? Di dirmi vi piaccia Che diavolo c'è. PAOLINO (La cara mia sposa Dal capo alle piante Mi sembra tremante Oh povero me!) CONTE, CAROLINA, FIDALMA, ELISETTA Che tristo silenzio! Così non va bene, Parlare conviene, Parlare si de'. PAOLINO - GERONIMO Che tristo silenzio! Sospetto mi viene; Vi son delle scene, Saperlo si de'. GERONIMO Orsù, saper conviene Che fu. Che cos'è stato? CAROLINA Il fatto sol proviene D'avere mal inteso. additando Elisetta Equivoco ha lei preso E il Conte il motivò. ELISETTA Ciò non è vero niente, Il fatto è differente Parlate con mia zia, Che anch'io poi parlerò. FIDALMA Sappiate, fratel mio, Che qua ci sta un imbroglio; Ma adesso dir nol voglio, Chè bene ancor nol so. GERONIMO Io non capisco affatto. CONTE tirandolo da una parte Sappiate, con sua pace, La sposa non mi piace; La sua minor sorella Mi sembra la più bella. Ma poi, ma poi con comodo Il tutto vi dirò. GERONIMO Eh, andate tutti al diavolo! Ba, ba, ce, ce, sì presto ... Un balbettare è questo, Che intender chi lo può? PAOLINO Ma che mistero è questo? Chi intendere lo può? CAROLINA – CONTE Le orecchie non stancate. ELISETTA – FIDALMA Affanno non vi date; Da me, da me saprete Qual sia la verità. GERONIMO La testa m'imbrogliate, La testa mi fendete Tacete, deh! tacete, Andate via di qua. PAOLINO Per imbrogliar la testa, Che confusione è questa! Capite, se potete, Qual sia la verità! ATTO PRIMO SCENA PRIMA Sala, che corrisponde a vari appartamenti. Paolino e Carolina PAOLINO Cara, non dubitar; Mostrati pur serena Presto avrà fin la pena Che va a turbarti il cor. CAROLINA Caro, mi fai sperar; Mi mostrerò più lieta Ma sposa tua segreta Nasconderò il dolor. PAOLINO Forse ne sei pentita? CAROLINA No, sposo mio, mia vita. PAOLINO Dunque perchè non mostr Il tuo primier contento? CAROLINA Perchè vieppiù pavento Quello che può arrivar. Se m'ami, deh! t'affretta L'arcano a palesar. PAOLINO Sì, sposa mia diletta. Ti voglio consolar. PAOLINO, CAROLINA Se amor si gode in pace, Non v'è maggior contento; Ma non v'è ugual tormento, Se ognor s'ha da tremar. CAROLINA Lusinga, no, non c'è. La nostra unione Lungo tempo segreta Non può durar e se si scopre avanti Di quel che ha da scoprirsi, Quale schiamazzo in casa, Qual bisbiglio di fuori, o sposo amato! Nè un trasporto d'amor sarà scusato. PAOLINO Dici il ver vedo tutto. CAROLINA Il padre mio E' un uom rigido, è ver, ma finalmente E' d'un ottimo cor. In sulle furie Monterà al primo istante Che saper gliel farai Ma dopo qualche dì, certa poi sono Che pien d'amor ci accorderà il perdono. PAOLINO Sì questa sicurezza La sola fu che a stringere c'indusse Il nodo clandestino. Ma senti oggi la sorte Occasione propizia a me presenta Di svelare il segreto Con meno di timore. CAROLINA Dimmi, su, presto. Ah! mi consoli il core! PAOLINO Mi è riuscito alla fine Di poter soddisfare All'ambizione del signor Geronimo, Che fanatico ognor s'è dimostrato D'imparentarsi con un titolato. CAROLINA E così? PAOLINO Sarà sposa Del Conte Robinson, mio protettore, Tua sorella maggiore Con cento mila scudi. Or io, d'entrambi Avendo gl'interessi maneggiati, Spero così d'avermeli obbligati. CAROLINA Bene, sì,bene assai. Il Conte impegnerai Perchè sveli a mio padre il nostro arcano. Ma quando egli verrà? PAOLINO Non è lontano. Lo spero in questo giorno, anzi a momenti. Ecco qua la sua lettera Che al signore Geronimo Io devo presentar. Ma parmi appunto Di sentir la sua voce. A casa è ritornato. CAROLINA E' vero, è vero. D'esser presto tranquilla io dunque spero. Io ti lascio, perché uniti Ch'ei ci trovi non sta bene ... Per partire, poi ritorna Ah, tu sai ch'io vivo in pene Se non son vicina a te! PAOLINO Vanne, sì, non è prudenza Di lasciarci trovar soli ... Per partire, poi ritorna Ah! tu sai che il cor m'involi Quando vai lontan da me. CAROLINA No, non viene ... PAOLINO Sì, sì; adesso. PAOLINO, CAROLINA Dammi, dammi un altro amplesso. Ah! pietade troveremo Se il ciel barbaro non è Carolina parte SCENA II Paolino, poi Geronimo PAOLINO Ecco che qui sen vien. Bisogna intanto Ch'io mi avvezzi a parlar in tuon sonoro Per farmi intender bene. Di sordità patisce assai sovente, Ma dice di sentir s'anche non sente. GERONIMO ad alcuni servi Non dovete sbagliar, gente ignorante. Che cosa è questo lei, signor Geronimo! In Italia, i mercanti Che han dei contanti han titol d'illustrissimo Illustrissimo io sono e va benissimo; Se poi ... (ad ogni costo Voglio avere un diploma Che della nobiltà mi metta al rango, Chè chi ha dell'oro ha da sortir dal fango.) Oh! Paolino caro. PAOLINO Ecco una lettera Del conte Robinson, che, per espresso Inclusa in una mia, venuta è adesso. GERONIMO Sì, son venuto adesso. E questa lettera Di chi è? Chi la manda? PAOLINO forte Il conte Robinsone. GERONIMO Il conte Robinson, sì, sì, ho capito. La leggo volentieri. Legge sottovoce Ah, ah, ... comincia bene ... Oh oh, ... séguita meglio ... Ih ... di gioia mi balza il cor in petto! PAOLINO Ah ah, oh oh, ih ih, così ha già letto? GERONIMO Venite, Paolino, Venite, ch'io v'abbracci. E' vostro merito La buona rïuscita; Io vi sono obbligato della vita. PAOLINO (Questo mi dà conforto.) GERONIMO Fra poco il conte genero Sarà qui a sottoscrivere il contratto Elisetta è contessa il tutto è fatto. Con Carolina or poi se mi riesce Di fare un matrimonio eguale a questo, Colla primaria nobiltà m'innesto. PAOLINO (Questo poi mi dà affanno.) GERONIMO Che avete voi? Siete di tristo umore? PAOLINO Io? Signor no. GERONIMO Che? PAOLINO Allegro anzi son io Per queste nozze. GERONIMO Bene. Andate dunque A stare in attenzione Per l'arrivo del Conte; ed ordinate Tutto quel che vi par che vada bene Per poterlo trattar come conviene. Paolino parte SCENA III Geronimo, indi Carolina, Elisetta, Fidalma e Servitori. GERONIMO Orsù, più non si tardi A dar sì lieta nuova alla famiglia. Elisetta! Fidalma! Carolina! Figlie, sorella, amici, servitori, Quanti in casa vi son, vengano fuori. CAROLINA Signor padre? ELISETTA Signor? ... FIDALMA Fratello amato? ... CAROLINA Che avvenne? ELISETTA Cosa c'è? CAROLINA Che cosa è stato? GERONIMO Udite, tutti udite, Le orecchie spalancate, Di giubilo saltate Un matrimonio nobile Per lei concluso è già. Signora Contessina Quest'oggi ella sarà. Via, bacia, mia carina, La mano al tuo papà. Che saltino i denari La festa si prepari Godete tutti quanti Di mia felicità. Sorella mia, che dite? Che dici tu, Elisetta? A Carolina Con quella bocca stretta Per cosa stai tu là? Via, via, che per te ancora Tuo padre ha già pensato Un altro titolato Sua sposa ti farà. E stai col ciglio basso? Non muovi ancor la bocca? Che sciocca! ohimè, che sciocca! Fai rabbia in verità. L'invidia fai conoscere, Che dentro il cor ti sta. Parte SCENA IV Elisetta, Carolina e Fidalma. ELISETTA Signora sorellina, Se io le rammenti un poco ella permetta, Ch'io sono la maggior, lei la cadetta Che perciò le disdice Quell'invidia che mostra; E che in questa occasion meglio faria Se mi pregasse della grazia mia. CAROLINA Ah, ah! della sua grazia, Quantunque singolare, In verità non ne saprei che fare. ELISETTA Sentite la insolente? Io son Contessa, e siete voi un niente. FIDALMA Eccoci qua noi siamo sempre a quella. Tra sorella e sorella, Chi per un po' di fumo, Chi per voler far troppo la vivace, Un solo giorno qui non si sta in pace. ELISETTA Qual fumo ho io? parlate. CAROLINA Qual io vivacità che condannate? ELISETTA Non ho fors'io ragione? FIDALMA Sì, deve rispettarvi. CAROLINA Ho dunque torto io? FIDALMA No, non deve incitarvi. ELISETTA Che? forse io la incito? CAROLINA Che? fors'io la strapazzo? FIDALMA No, niente no, non fate un tal schiamazzo. CAROLINA Io di lei non ho invidia; Non ho rincrescimento Del di lei ingrandimento Sol mi dispiace che in questa occasione Ha di sè stessa troppa presunzione. per partire ELISETTA Il voltarmi le spalle in questo modo E' un'altra impertinenza. CAROLINA Perdoni se ho mancato a Sua Eccellenza. Le faccio un inchino, Contessa garbata; Per essere Dama Si vede ch'è nata; Per altro, per altro Lei rider mi fa. ELISETTA Strillate, crepate. Son Dama e Contessa. Beffar se volete, Beffate voi stessa. Per altro, per altro Creanza non ha. FIDALMA ad Elisetta Quel fumo, mia cara, E' troppo eccedente. a Carolina Voi siete, carina, Un poco insolente. Vergogna! vergogna! Finitela già. CAROLINA Sua serva non sono. ELISETTA Son vostra maggiore. CAROLINA Entrambe siam figlie D'un sol genitore. ELISETTA Stizzosa .... CAROLINA FAmosa ... FIDALMA Finiam questa cosa, Tacetevi là. FIDALMO, CAROLINA, ELISETTA Non posso soffrire La sua inciviltà. FIDALMA Codesto garrir Tra voi ben non sta. Carolina parte SCENA V Fidalma ed Elisetta FIDALMA Chetatevi, e scusatela. Tra poco Voi già andate a marito, ella qui resta Così non vi sarà mai più molesta. Io mi consolo intanto Del vostro matrimonio, e voi tra poco ... Ma zitto, a voi il confido. Ah, non lo dite, Per carità .... ELISETTA Fidatevi, Che segreta son io. FIDALMA Ve ne consolerete ancor del mio. ELISETTA Del vostro? FIDALMA Padrona di me stessa, Ricca pel testamento Del mio primo marito, E in età giovanil, non crederei Che mi diceste stolta Se voglio maritarmi un'altra volta. ELISETTA No, cara la mia zia, Anzi fate benissimo e vi lodo. Ma un dispiacer ben grande Ne sentirà mio padre Che vi dobbiate allontanar da lui, Ei che v'apprezza al par degli occhi sui. FIDALMA Eh, quanto a questo poi, potrebbe darsi Che non m'allontanassi. ELISETTA Posso saper chi sia? FIDALMA No, è troppo presto. Ancor con chi vogl'io Non mi sono spiegata. ELISETTA Ditemi questo almeno è giovanotto? FIDALMA Giovane affatto, affatto. ELISETTA E' bello? FIDALMA Di Cupido egli è un ritratto. ELISETTA E' nobile? FIDALMA Non voglio Spiegarmi d'avvantaggio. ELISETTA E' ricco? ... rispondete. FIDALMA Troppo curiosa, o cara mia, voi siete. (Se mi stuzzica ancora un pocolino, Vado or or a scoprir ch'è Paolino.) E' vero che in casa Io son la padrona, Che m'ama il fratello, Che ognuno m'onora, E' vero ch'io godo La mia libertà. Ma con un marito, Via, meglio si sta. Sto fuori di casa? Nessun mi dà pena; All'ora che voglio Vo a pranzo, vo a cena. A letto men vado Se n'ho volontà. Ma con un marito, Via, meglio si sta. Un qualche fastidio E' ver che si prova; Non sempre la donna Contenta si trova. Bisogna soffrire Qualcosa, si sa. Ma con un marito, Via, meglio si sta. Mia cara ragazza Che andate a provarlo, Fra poco saprete Se il vero vi parlo. E poi mi direte, Son certa di già, Che con un marito, Via, meglio si sta. Partono SCENA VI Geronimo e Carolina GERONIMO Prima che arrivi il Conte, Io voglio rallegrarti; Vuol da tutte le parti Oggi felicitarmi la mia sorte. Senti .... Ma ridi prima, e ridi forte. CAROLINA Non farei, s'io ridessi, Che una cosa sforzata, e senza gusto. GERONIMO Sicuro, ci avrai gusto. Sposa d'un cavalier tu pur sarai; Ora mi venne la proposizione, E in oggi s'ha da far la conclusione. Ridi, ridi, ragazza. CAROLINA (Oh me meschina! Qui nasce una rovina Se Paolin non fa presto.) GERONIMO E perchè mò non ridi, e te ne stai Con quella faccia mesta? CAROLINA Ho dolore di testa. GERONIMO S'egli è un signor di testa? E' un cavaliere; E non vuoi che sia un uom ch'abbia talento? CAROLINA (Ah, mi manca il consiglio in tal momento!) SCENA VII Paolino e detti; poi il Conte, Elisetta, indi Fidalma. PAOLINO forte Signore, ecco qua il Conte. GERONIMO Il Conte? Oh! presto, presto ... Rimettiamo il discorso ... Scendiamo ad incontrarlo fin abbasso. PAOLINO Ecco che ha più di noi veloce il passo. CONTE Senza tante cerimonie, Alla buona, vengo avanti. Riverisco tutti quanti. Non s'incomodin, non voglio, Complimenti far non soglio Sol do al suocero un abbraccio; a Fidalma Servitore a lei mi faccio Dal dover non m'allontano; ad Elisetta Bacio a lei la bella mano ... a Carolina Vengo a lei, sì, vengo a lei, Che ha quegli occhi così bei ... Paolino, amico mio, Qui sol regna grazia e brio. Bravo padre! brave figlie! Siete incanti, meraviglie, Siete gioie .... Ma scusate; Ch'io respiri almen lasciate, O il polmon mi creperà. ELISETTA, CAROLINA, FIDALMA Prenda pure, prenda fiato, Seguitare poi potrà. PAOLINO (Che fa troppo il caricato Non s'accorge, non lo sa.) GERONIMO (L'ho sentito l'ho ascoltato, Ma capito non l'ho già.) PAOLINO, GERONIMO, ELISETTA, CAROLINA, FIDALMA (Che un tamburo abbia suonato Mi è sembrato in verità.) CONTE Senza essere affettato, Mi distinguo in civiltà. Orsù, senza far punto cerimonie, Ch'io le abborrisco già, suocero caro, Benchè la prima volta Questa sia che permesso Mi è di veder l'amabile mia sposa, Pur dicendomi il core Quale fra le tre Dive La mia Venere sia, Con vostra permissione allegro e franco Io me le vado a situare a fianco. GERONIMO Certo sarete stanco, io ve lo credo, Conte, genero amato. Ehi, da sedere! CONTE No, no, non dico questo No, vo' seder. Son fresco, e son robusto, E il correr per le poste a me non nuoce. PAOLINO Convien che alziate un poco più la voce. CONTE Con vostra permissione, Vado appresso alla sposa Per farle un conveniente complimento. GERONIMO Oh, servitevi pure, Chè questo, Conte mio, ci va de jure. Ed io, che so che in tali incontri il padre Importuno diventa, Me ne andrò con Paolino A far qualche altra cosa La sorella e la zia stian con la sposa. Parte con Paolino SCENA VIII Il Conte, Carolina, Fidalma ed Elisetta CONTE accostandosi a Carolina Permettetemi dunque, Cara la mia sposina ... CAROLINA Oh, no, signore Sbagliate; io non sono quella. Quella che ha tanto onore è mia sorella. CONTE Sbaglio? ELISETTA Sicuramente. CAROLINA Di là, di là convien che vi voltiate. FIDALMA Di qua, di qua. CONTE Signora mia, scusate. A Fidalma Voi dunque ... FIDALMA No, signor, sbagliate ancora. CONTE Sbaglio ancora? ELISETTA Sicuro. Ma che faccia da scherzo io mi figuro. Quella son io che il Ciel vi diede in sorte; Quella son io, che merita l'onore Di stringervi la man, di darvi il core. CONTE (Diamine!) Voi la sposa? ELISETTA Che vuol dir tal sorpresa? CONTE Eh! niente, niente. Perdonatemi io credo Che vogliate qui far, mie signorine, Un poco di commedia. Or via, vi prego Di non voler tirar più a lungo il gioco. A Carolina Mi inganno, o non m'inganno? Siete voi la mia sposa, o non la siete? CAROLINA No, signor, ve l'ho detto, è mia sorella. FIDALMA E' questa, è questa. ELISETTA Io, sì signor, son quella, E vi par forse ch'io ... CONTE No ... ma ... scusatemi ... Voi dunque certamente? ELISETTA Certo. FIDALMA Sicuro. CAROLINA Indubitatamente. CONTE Il core m'ha ingannato, E rimango dolente e sconsolato. Da sè Sento in petto un freddo gelo Che cercando mi va il cor; Sol quell'altra, giusto cielo! Può ispirarmi un dolce ardor. ELISETTA da sè Tal sorpresa intendo appie Cosa vuol significar; Sento in petto un rio veleno Che mi viene a lacerar. CAROLINA da sè Freddo, freddo egli è restato, Lei confusa se ne sta. Così un poco castigato Il suo orgoglio resterà. FIDALMA da sè In silenzio ognun qui resta, E so ben quel che vuol dir. Una torbida tempesta Già mi sembra di scoprir. CONTE, ELISETTA, CAROLINA, FIDALMA Un orgasmo ho dentro il seno, Palpitando il cor mi va. Più non veggo il ciel sereno, Più non so quel che sarà. Partono SCENA IX Gabinetto; Paolino, poi Carolina. PAOLINO Più a lungo la scoperta Non deggio differir. Il Conte alfine E' un uom di mondo, un uom d'esperïenza, Mi vuol del bene, e mi darà assistenza. CAROLINA Ah, Paolino mio ... PAOLINO Sposa mia cara ... CAROLINA Di poterti aver solo Io non vedevo l'ora. Sappi che ogni dimora E' omai precipitosa; Mio padre a un Cavalier va a farmi sposa. PAOLINO Ci mancava anche questa Per più inasprirlo al caso! Ma non perdo il coraggio. Al conte subito Vado a raccomandarmi. CAROLINA Ma se sdegnasse il Conte D'entrar in questo impegno? PAOLINO Di lui punto non dubito; Ma al caso disperato, o cara mia, A pie' mi metterei della tua zia Sa essa cos'è amore, E del fratello suo possiede il core. CAROLINA E te ne fideresti? PAOLINO Sì con bontà mi tratta, e con dolcezza, Anzi, quasi direi che m'accarezza. CAROLINA In qualunque maniera Non devi differir. Vedi là il Conte, Cogli questo momento. Datti coraggio; io mi ritiro intanto Tutta, tutta agitata. Ti assista amor che la cagion n'è stata. PAOLINO Cara, son tutto vostro. Amor pietoso, Quanto grato ti sono. Anima mia, Della gioia l'eccesso Quasi quasi mi trae fuor di me stesso, Brillar mi sento il core, Mi sento giubilar; Ah! più felice amore Di questo non si dà. Datemi, o cara, un pegno D'amore e fedeltà; Io sono un impaziente Che tollerar non sa. Carolina parte SCENA X Paolino, poi il Conte. PAOLINO Sì, coraggio mi faccio Giacchè solo qui viene. CONTE Amico mio, Io vo di te cercando, Smanioso, ansioso, ch'è di già mezz'ora. Ho di te gran bisogno. PAOLINO Ed io di voi. |CONTE Sì quello che tu vuoi. – Per te son io, Ma prima dir mi lascia il fatto mio. PAOLINO Sì, signore, parlate. CONTE All'amor, Paolino, Che sempre t'ho portato, Sempre tu fosti grato. Però non serve qui di far preamboli; Ma veniamo alla breve, Chè, senza far un giro di parole, Ciascheduno può dir quello che vuole. PAOLINO Benissimo. Veniamo dunque al fatto. CONTE Tu sai che ho già disposto Di richiamarti a casa Fra pochi mesi, e darti del contante Perchè tu pur divenga un buon mercante. Sì, già lo sai, non serve un tal racconto; Ma, alla breve, alla breve, Quello che si vuol dir, dire si deve. PAOLINO Ebbene, signor mio, Lo sbrigarvi sta a voi. CONTE Sentimi dunque. Sia com'esser si voglia, O per l'una o per l'altra Delle ragioni che non si comprendono, O sia come si sia, Perchè fare gran chiacchiere non soglio; La sposa non mi piace, e non la voglio. PAOLINO Che cosa dite adesso? ONTE Dico assolutamente Che non la voglio. PAOLINO E come mai potreste Oggi disimpegnarvene? CONTE Facilissimamente. Invece di sposare la maggiore Sposerò la cadetta Dei cento mila invece per la dote, Sol di cinquanta mila io mi contento. Ecco tutto aggiustato in un momento. Quella, quella mi piace, Quella m'ha innamorato. Ora, da bravo Vanne, fa presto, al padre ciò proponi. Sciogli, conchiudi, e poi di me disponi. PAOLINO (Me infelice!) CONTE Cos'hai? PAOLINO Niente, signore. CONTE Va dunque, va, fa presto. PAOLINO (Misero me, che contrattempo è questo!) Signor, deh concedete ... Sdegnarvi io non vorrei ... Pensate, riflettete ... Il dispiacer di lei .... La civiltà, l'onore ... Di tutti lo stupore ... Ah, che mi vo' a confondere! Ah, più non so che dir! CONTE Tu cosa vai dicendo, Tu cosa vai seccando? Non star più discorrendo, A te mi raccomando. L'amabile cadetta Mi stimola, m'affretta; Non posso più resistere, Mi sento incenerir. PAOLINO Quel fuoco che v'accende, Un altro forse offende .... Ah, sento proprio il core Che in sen mi va a languir! CONTE Il fuoco che m'accende Da me più non dipende Non sposo la maggiore Se credo di morir. Partono SCENA XI Carolina, poi il Conte. CAROLINA Paolino ritarda Con la risposta; ed io l'aspetto ansiosa; E allor che qualche cosa Con ansietà si aspetta, Ogni minuto vi diventa un'ora. Ma cosa fa che non ritorna ancora? Quel pur che vedo è il Conte. Un segno è questo Che il discorso è finito. Ed ei qui viene senza mio marito! CONTE (Non trascuro il momento.) Oh, Carolina! La sorte mi è propizia, Perchè lontani dall'altrui presenza Io vi posso parlar con confidenza. CAROLINA Oh! questo è quell'appunto Che bramavo ancor io. CONTE Lo bramavate, sì? (Ciò mi consola.) Veramente Paolino Ve lo dovea dir lui; Ma pronta l'occasion trovando adesso, Quello ch'ei vi diria vel dico io stesso. CAROLINA Dite, dite, parlate, e voglia il cielo Che le vostre parole Dieno al mio core di speranza un raggio. CONTE (Questa già m'ama anch'essa. Orsù, coraggio.) Ah, mia cara ragazza, Amor ha un gran poter! Voi che ne dite? CAROLINA Quello che dite voi. CONTE E quelle debolezze Che vengono d'amor, se ancor son strane, S'hanno da compatir fra genti umane. CAROLINA Io sono certamente Del vostro sentimento. Or seguitate, Ditemi tutto il resto. Se conoscete amor, mi basta questo. CONTE Quand'è così, stringiamo l'argomento. CAROLINA Veniamo pure al punto. CONTE Io son venuto Per sposar Elisetta, ma che serve Ch'io venuto ci sia, Quando non ho per lei che antipatia? E quando a prima vista M'avete fatto voi vostra conquista? CAROLINA Io! cosa avete detto? CONTE Voi! cosa avete inteso? CAROLINA E' questo solo quel che avete a dirmi? CONTE Questo, sì, questo. E voi Che ben sapete compatir l'amore, Scusando il mio trasporto, Darete all'amor mio qualche conforto. CAROLINA E nel momento istesso Di dover adempire a un sacro impegno Manchereste di fede? Io scuso bene, Chiunque si lascia trasportar d'amore; Ma non uno che manca al proprio onore. CONTE Oh, oh, voi date in serio. Ed io tutt'altro Mi aspettava da voi. CAROLINA Tutt'altro anch'io mi credea di sentire. CONTE Di sentir cosa? CAROLINA Io non ve l'ho da dire. CONTE All'onor si rimedia Sposando voi per lei. CAROLINA Questa cosa accordar io non potrei. Perdonate, signor mio, Se vi lascio e fo partenza. Io per essere Eccellenza Non mi sento volontà. Tanto onore è riservato A chi ha un merto singolare, A chi in circolo sa stare Con sussiego e gravità. Io meschina vo alla buona, Io cammino alla carlona, Son piccina di figura, Io non ho disinvoltura; Non ho lingua, non so niente, Farei torto veramente Alla vostra nobiltà. Se mi parla alla francese, Che volete ch'io risponda? Non so dire che monsieur. Se qualcun mi parla inglese, Ben convien che mi confonda. Non intendo che auduiudu. Se poi vien qualche tedesco, Vuol star fresco, vuol star fresco, Non intendo una parola. Sono infatti una figliuola Di buon fondo e niente più. Parte SCENA XII CONTE solo Io resto ancora attonito. Ha equivocato lei? Ho equivocato io? Che cosa è stato? Un granchio tutt'e due qui abbiam pigliato. Ma io son uom di mondo, e ben capisco Da quel suo dir sagace e simulato Ch'ella già tiene qualche innamorato. Ma voglio seguitarla. Ma il vo' saper da lei Per poter pensar meglio a' casi miei. Parte SCENA XIII Geronimo, Elisetta, Fidalma, poi Paolino. GERONIMO Tu mi dici che del Conte Malcontenta sei del tratto Quello è un uomo molto astratto, Lo conosco e ben lo so. ELISETTA Ma un'occhiata almeno graziosa Ottenuta pur non ho. FIDALMA Veramente colla sposa Trattar peggio non si può. GERONIMO Voi credete che i signori Faccian come i plebei; Voi credete che gli sposi Faccian come i cicisbei. No, signore, tante cose, Non le fanno, signor no. PAOLINO Mio signore, se vi piace Di vedere l'apparato Tutto quanto è preparato Con gran lustro e proprietà. GERONIMO Come? quando? cos'hai detto? PAOLINO parola per parola forte Tutto quanto ... è preparato ... Nella sala ... del banchetto ... Con gran lustro e proprietà. GERONIMO Vanne al diavolo, balordo, Forse credi ch'io sia sordo? Non patisco sordità. ELISETTA, FIDALMA, GERONIMO, PAOLINO Andiam subito a vedere La gran tavola e il dessere Che onor grande mi / vi farà. Partono SCENA IV Carolina ed il Conte. CAROLINA Lasciatemi, signore, Non state a infastidirmi. CONTE Se libero è quel core Vi prego sol di dirmi. CAROLINA Che non ho amante alcuno Vi posso assicurar. CONTE Voi dunque la mia brama Potete contentar. CAROLINA Lasciatemi, vi prego, Lasciatemi, deh! andar. CONTE Non lasciovi, mia bella, Sortir da questa stanza, Comparisce Elisetta che si tiene in disparte Se un raggio di speranza Non date a questo cor. CAROLINA Tornate, deh! in voi stesso. CONTE Io v'amo già all'eccesso. CAROLINA Pensate a mia sorella. CONTE Per lei non sento amor. S'io sposo voi per quella Non manco già al mio onor. SCENA XV Elisetta che si avanza e detti, poi Fidalma. ELISETTA No, indegno, traditore. No, anima malnata No, trista disgraziata, Mai questo non sarà. Per questo tradimento Che mi si viene a fare, Io voglio sussurrare La casa e la città. CONTE Strillate, non mi curo. CAROLINA Sentite ... ELISETTA No, fraschetta. CAROLINA Ma prima ... ELISETTA Vo' vendetta. CAROLINA, CONTE In mei / lei non c'è reità. FIDALMA Che cosa è questo strepito? ELISETTA Di fede il mancatore Con essa fa all'amore, Ed io l'ascoltai qua. FIDALMA Uh! uh! che mancamento! Non credo a quel che sento. SCENA XVI Geronimo che sopraggiunge, e detti, poi Paolino. FIDALMA Silenzio, silenzio, Che vien mio fratello; Non s'ha per prudenza Da fare un bordello; L'affar delicato E' troppo da sè. GERONIMO Sentire mi parve Un strepito, un chiasso! Che fate? gridate? Ovvero è per spasso? Che cosa è accaduto? Ognun qui sta muto? Di dirmi vi piaccia Che diavolo c'è. PAOLINO (La cara mia sposa Dal capo alle piante Mi sembra tremante Oh povero me!) CONTE, CAROLINA, FIDALMA, ELISETTA Che tristo silenzio! Così non va bene, Parlare conviene, Parlare si de'. PAOLINO - GERONIMO Che tristo silenzio! Sospetto mi viene; Vi son delle scene, Saperlo si de'. GERONIMO Orsù, saper conviene Che fu. Che cos'è stato? CAROLINA Il fatto sol proviene D'avere mal inteso. additando Elisetta Equivoco ha lei preso E il Conte il motivò. ELISETTA Ciò non è vero niente, Il fatto è differente Parlate con mia zia, Che anch'io poi parlerò. FIDALMA Sappiate, fratel mio, Che qua ci sta un imbroglio; Ma adesso dir nol voglio, Chè bene ancor nol so. GERONIMO Io non capisco affatto. CONTE tirandolo da una parte Sappiate, con sua pace, La sposa non mi piace; La sua minor sorella Mi sembra la più bella. Ma poi, ma poi con comodo Il tutto vi dirò. GERONIMO Eh, andate tutti al diavolo! Ba, ba, ce, ce, sì presto ... Un balbettare è questo, Che intender chi lo può? PAOLINO Ma che mistero è questo? Chi intendere lo può? CAROLINA – CONTE Le orecchie non stancate. ELISETTA – FIDALMA Affanno non vi date; Da me, da me saprete Qual sia la verità. GERONIMO La testa m'imbrogliate, La testa mi fendete Tacete, deh! tacete, Andate via di qua. PAOLINO Per imbrogliar la testa, Che confusione è questa! Capite, se potete, Qual sia la verità! Cimarosa,Domenico/Il matrimonio segreto/II-1
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Lostorage conflated WIXOSS 1 ブルーレイ カード付初回生産限定版 発売日:8月30日 【初回生産限定特典】 ・WIXOSS スペシャルアーツカード2 種×各1 枚(ホロ&箔押し仕様) ・WIXOSSTCG ブースターパック 1BOX(20 パック入り)(WXK-P03) ・ブックレット 【商品仕様】 映像特典:ノンテロップOP ED ここを編集 2018年4月放送開始。Lostorage incited WIXOSSに続くシリーズ続編。プライムビデオが配信開始。 http //lostorage-wixoss.com/ 監督 吉田りさこ 原作 LRIG シリーズ構成 土屋理敬 キャラクター原案 さらちよみ、Hitoto*、坂井久太、鈴木マナツ アニメーションキャラクターデザイン 佐藤嵩光 ルリグデザイン 萩原弘光、鈴木彩乃 プロップデザイン 山口杏奈 美術監督 柳原拓巳 色彩設計 日野亜朱佳 撮影監督 福世晋吾 特殊効果・ビジュアルアート 岩永裕美 編集 須藤瞳 音響監督 岩浪美和 音響効果 小山恭正 録音調整 山口貴之 録音助手 小笠原頌、倉島玲美 ダイアログエディター 松田知優 音楽 井内舞子 アニメーション制作 J.C.STAFF 脚本 土屋理敬 杉原研二 玉井☆豪 コンテ 吉田りさこ 宮浦栗生 中原れい 川島宏 頂真司 広尾進 吉田徹 演出 吉田りさこ 森田静二 久保山英一 津田義三 駒屋健一郎 清水一伸 森田侑希 清水アキラ 小野田雄亮 作画監督 佐藤嵩光 谷口元浩 大木良一 村上雄 佐野はるか 加藤愛 手島勇人 桜井司 岩崎亮 青木健一郎 八重樫洋平 鈴木彩乃 藪田裕希 鶴元慎子 藤井昌宏 三橋桜子 永井里奈 アラタハヤト 大森理恵 北島勇樹 寿夢龍 浦島美紀 古徳真美 趙暁昕 迫由里香 中熊太一 河西睦月 芝田千紗 小川浩司 舘崎大 畠山佳苗 植竹康彦 林信秀 金正男 船越麻友美 雨宮英雄 兒玉ひかる 河野直人 河原久美子 三鷹一駅 山本径子 邱明哲 桝井一平 那須野文 安斉佳恵 徳川恵梨 森悦史 清水博幸 奥野浩行 栗原芙姫 プライムビデオ:Lostorage conflated WIXOSS Ep. 1. 予兆/夜明けと未明 出演 大西沙織, 橋本ちなみ, 加隈亜衣 再生時間 0時間23分 初公開日/初回放送日 2018年4月7日 ■関連タイトル Lostorage conflated WIXOSS 1 ブルーレイ カード付初回生産限定版 イラストレーションズ オブ ウィクロス ウィクロス WXK-D05 TCG 構築済みデッキ デュアルペイルネス OPテーマ 井口裕香/UNLOCK アニメ盤/2枚組 EDテーマ Cyua/I 随時更新! pixivFANBOX アニメ@wiki ご支援お待ちしています! ムック本&画集新刊/個人画集新刊/新作Blu-ray単巻/新作Blu-ray DVD-BOX アニメ原画集全リスト スタッフインタビューwebリンク集 最新登録アイテム Blu-ray 魔女見習いをさがして Blu-ray「どうにかなる日々」Blu-ray Happy-Go-Lucky Edition 初回限定生産 Blu-rayDisc付き 『ラブライブ! スーパースター!!』「始まりは君の空」【みんなで叶える物語盤】 BEM~BECOME HUMAN~豪華版Blu-ray Blu-ray 劇場版 魔法少女まどか☆マギカ 10th Anniversary Compact Collection Blu-ray ぐらぶるっ! 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